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La fisica quantistica e il mistero della morte

La fisica quantistica e il mistero della morte
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Foto di RachelBostwick da Pixabay

La fisica quantistica e il mistero della morte

La fisica quantistica e il mistero della morte. La fisica quantistica è una branca della fisica che studia il comportamento delle particelle subatomiche e dei fenomeni che avvengono a livello microscopico. Una delle caratteristiche più sorprendenti della fisica quantistica è il concetto di sovrapposizione quantistica, che suggerisce che una particella può esistere in più stati simultaneamente.

Coscienza e morte fisica

Questa teoria ha generato molte speculazioni sulle sue implicazioni filosofiche, tra cui il mistero della morte. Alcuni teorici della fisica quantistica propongono che la coscienza possa sopravvivere alla morte del corpo fisico, basandosi sul concetto di sovrapposizione quantistica e sulla possibilità di universi paralleli o realtà alternative.

Tuttavia, non esistono prove scientifiche concrete per supportare queste ipotesi e la scienza attuale non può ancora fornire una spiegazione definitiva sul destino della coscienza dopo la morte.

Il mistero della morte

Il mistero della morte rimane quindi un campo ancora aperto alla speculazione e alla ricerca scientifica. E quindi …

… sarà per lo scetticismo imperante oppure per la semplice constatazione che una volta morti, non si torna indietro, che tutti siamo convinti della ineluttabilità della morte. Come dice Amleto:

Essere o non essere, questo è il problema …..
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno

 

Eppure c’è qualcuno in grado di dimostrare l’esistenza dell’aldilà. Questo qualcuno, si avvale degli ultimi risultati proposti dalla fisica quantistica.

La paura della morte

La morte, da sempre, ha fatto paura a tutti, senza distinzione.

Perché?

Forse perché si desidera vivere e ci si percepisce come fatti apposta per vivere e sapere che prima o poi diventeremo non essere, e quindi il pensiero di dover morire, getta indubbiamente molta angoscia in tutti, chi più, chi meno.

leggi anche ===> La morte del corpo coincide con la morte della mente?

A nulla vale la filosofia (la paura della morte non ha senso perché se ci sei tu non c’è lei, se c’è lei, non ci sei tu), le sapienze antiche (sciamaniche) o moderne (religioni) assicurano senza dubbio che esistono i campi elisi dove tutti ci ritroveremo (riducendo angoscia e terrore), oppure nelle finzioni cinematografiche dove la morte di buoni e cattivi viene vissuta senza batter ciglio. Tutte cose che hanno una sola funzione: mitigare l’angoscia di un qualcosa che è assolutamente ineluttabile.

Cosa dice la scienza

Da un po’ però sembra sia entrato in campo un nuovo soggetto, la scienza, che suggerisce un passaggio ad un nuovo stato di vita. Stiamo parlando della fisica quantistica che contrariamente alla fisica della teoria della relatività che si occupa del macrocosmo, questa invece si focalizza del microcosmo ovvero delle particelle al livello atomico e subatomico.

Uno di questi ricercatori, il dr Robert Lanza che oltre ad aver inventato diverse cose, ha anche scritto numerosi libri (circa 30).

La teoria invece sostiene che la vita sta al centro del funzionamento dell’universo, che in altre parole vorrebbe dire che è la vita che crea l’universo e non il contrario.

Fino ad oggi, la filosofia sosteneva che la realtà esiste di suo a prescindere dal fatto che un osservatore, osserva tale realtà.

L’importanza dell’osservatore

La fisica quantistica, con tutti i vari esperimenti, ha dimostrato, invece,  che l’osservatore è fondamentale nella formazione della realtà.

L’universo può assumere infinite forme ma assume alla fine solo quella che la coscienza dell’osservatore stabilisce. Un po’ come dire che la realtà non è com’è ma come la pensiamo.

Lanza fa un esempio: sin dalla nascita A percepisce il cielo con un colore e gli viene insegnato che quel colore è celeste e/o blu. Però, le cellule del cervello di B potrebbero vedere un colore diverso, che ovviamente chiamerebbe sempre celeste e/o blu che potrebbe essere uguale al verde percepito da A.

Leggi anche ===> La paura di morire

Alla base della teoria di Lanza, quella del biocentrismo, c’è questa considerazione e cioè che lo spazio e il tempo non esistono al di fuori di noi ma sono solo un prodotto della nostra coscienza.

Esperimento della doppia fenditura

Nel presentare questa teoria (biocentrismo) Lanza ha fatto riferimento all’esperimento della doppia fenditura. Quando viene emessa in modo continuo, una sorgente molto debole (fotoni oppure elettroni) e la facciamo passare attraverso una delle due fenditure poste su una parete o su una barriera (ad esempio un pezzo di compensato con due fenditure l’una accanto all’altra), osserviamo due fenomeni diversi: 1) inizialmente sulla lastra vengono osservati singoli punti (indicativi di un comportamento corpuscolare); 2) man mano che il ‘bombardamento’ continua osserviamo che si vengono a formare delle frange di interferenza (comportamento ondulatorio).

La misurazione e l’osservatore

Esiste però un altro aspetto dell’esperimento ed è legato alla conoscenza di quale fenditura la particella ha usato: notiamo che se vengono posti degli strumenti di misurazione (osservatore), la frangia di interferenza (comportamento ondulatorio) non avviene più ma si osserva solo il comportamento corpuscolare.  

Quindi la materia e l’energia possono essere onde oppure particelle e il modo con cui si comportano dipende dalla coscienza dell’osservatore.

Onda o particella?

Quindi, la fisica quantistica sembrerebbe confermare le varie teorie dei vari filosofi, di quelli insomma che sono sempre stati convinti che la realtà è solo il frutto della mente dell’uomo. Se è vero che spazio e tempo sono necessari all’uomo e ne sono quindi una sua rappresentazione, allora anche la morte e la relativa idea di mortalità sono solo un prodotto della nostra coscienza. Quindi, morendo, la nostra coscienza torna in una dimensione dove non c’è nè spazio né tempo.

Multiverso

Quindi, concludendo, secondo Lanza, morendo torniamo a far parte della matrice dell’Universo, il mondo del multiverso (così lo definiscono i fisici) dove le possibilità sono infinite.

Ma, oltre a Robert Lanza, anche altri scienziati hanno elaborato teorie simili. Questi scienziati sono il medico americano, Stuart Hameroff, e Sir Roger Penrose, un fisico quantistico inglese molto famoso, che, sembrerebbe, siano stati in grado di dimostrare l’esistenza dell’anima.

L’anima e i microtuboli

Secondo questi scienziati, le nostre anime farebbero parte di strutture, presenti nei nostri neuroni chiamati microtuboli. L’interazione tra i microtuboli e le informazioni quantiche sono alla base dell’esperienza della coscienza. Questo processo è stato definito: “Orch-OR” (Orchestrated Objective Reduction). Morendo, i microtuboli contengono ancora le informazioni ma perdono lo stato quantico.

Dove va la coscienza quando il corpo fisico muore

Insomma, la coscienza non muore ma torna da dove è venuta. Le informazioni tornano al cosmo ma se un paziente apparentemente deceduto torna, le informazioni quantistiche si ricollegano ai microtuboli sperimentando così tutte quelle situazioni che vengono descritte nei casi di morte apparente.

Questa teoria, anche se al momento è di poca utilità, ha un grande impatto. La coscienza, costruita giorno dopo giorno non muore con il corpo, anzi, sarebbe in grado di sopravvivere ad esso.

Sarà vero?

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