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Dipendenza affettiva – amore o malattia

Dipendenza affettiva
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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Dipendenza affettiva – amore o malattia

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Dipendenza affettiva – Cos’è?

E’ una modalità tipica e non patologica degli umani. Un neonato dipende totalmente dalla mamma e questa forma di dipendenza, non ha ovviamente nulla di patologico. Anche nelle relazioni amorose, amicizia, cameratismo, colleghi, etc. sperimentiamo spesso una sorta di dipendenza verso un’altra persona che però va vista come funzionale alla relazione stessa.

Però, esistono casi (e molte statistiche sostengono che le donne ne soffrono di più) dove la dipendenza diviene patologica; avviene in tutte quelle situazioni dove il soggetto, in virtù di un suo modo di essere,  dipende affettivamente dal partner, la cui felicità e tutto ciò che vi gravita intorno, rappresenta lo scopo unico della propria esistenza.

Quasi sicuramente questo modello è già stato sperimentato (forse con i propri genitori) ed è caratterizzato dalla paura di essere abbandonati, angoscia, scarsa stima in se stessi, malinconia etc tutte cose che ‘colorano’ il tratto come patologico.

Patologia tipicamente femminile

E’ una patologia quasi totalmente femminile,  con un’età compresa  tra i 20 e i 40-50 anni.

Le caratteristiche di queste donne è sicuramente la fragilità, la necessità di essere apprezzate, bassissima stima di se, una immotivata paura di essere abbandonate.

Per raggiungere o colmare ciò, tendono a fare tutto in modo molto responsabile, i cui tratti però sono caratterizzati dalla esagerazione. Nella famiglia di origine va cercata la causa di tale disagio.

I sintomi della Dipendenza affettiva

Sono tantissimi e provo a farne un elenco di quelli più ricorrenti

  • Sentire di non essere in grado di riuscire a mantenere la propria relazione affettiva;
  • poca stima in se stessi in merito alla propria intelligenza, all’aspetto fisico e alla capacità di suscitare interesse negli altri;
  • terrore della solitudine;
  • la persona oggetto del nostro amore viene idealizzata oltremisura al punto di star bene solo avendola accanto;
  • stare con il ‘fiato sul collo’ fino a soffocare l’altro;
  • essere passivi e assoggettati alle caratteristiche negative della persona che si ama e quindi un profondo senso di inadeguatezza e inferiorità ;
  • deprimersi, angosciarsi o soffrire in modo incontrollato ad ogni distacco e alla eventualità di un abbandono;
  • colpevolizzarsi  per ogni crisi e discussione nell’ambito del rapporto;
  • reagire ai conflitti o alle eventuali crisi nell’ambito della relazione con un eccesso di ansia o addirittura con crisi di Attacco di Panico;
  • ipercontrollo dei comportamenti, sia  fisici che mentali, nei confronti della persona amata;
  • gestione della gelosia fuori controllo, che può essere morbosa e maniacale;
  • allontanamento da tutte le altre relazione (affettive e sociali) sul rapporto di cui si è dipendenti;
  • irritazione, disperazione  e rabbia se l’altro si diverte o potrebbe divertirsi da solo;
  • la persona amata, in virtù di una esagerata gelosia e possessività, diviene oggetto di pedinamenti, minacce, etc., se tenta di sfuggire al controllo, in particolare a quello sentimentale.

I sintomi sopra elencati, di cui è ovviamente auspicabile che non ci siano tutti insieme, l’ultimo di essi, si riferisce a persone la cui patologia è veramente grave, ma che, per fortuna, anche se esiste è abbastanza rara.

Ora vien da chiedersi: accade veramente che la dipendenza verso una persona sia così forte da poterla paragonare alla dipendenza da droga? I fatti ci obbligano a rispondere affermativamente.

Quando amiamo in modo ossessivo, quando essere innamorati si traduce in continua sofferenza, quando l’ossessione è costante nel nostro agire e vivere la relazione, ecco, ci troviamo nella situazione di “dipendenti affettivi”. Questo termine nosografico lo possiamo trovare anche sotto un altro termine, non italiano ma che sta entrando nel lessico comune e cioè,  love addiction.

Quindi, in altri termini, la dipendenza affettiva è un tratto patologico che colpisce una delle funzioni principali, il sentimento e in modo più specifico è una patologia che stravolge il naturale fluire del comportamento amoroso

Cosa differisce dal normale modo di vivere l’innamoramento? Il tempo e l’intensità che cresce sempre più esasperando il desiderio di fusione nel e con l’altro.

Chi ne offre, vive la relazione non per la relazione, ma per dare tregua alle proprie paure, ignora il senso reale dei rapporti umani, esagera con i propri bisogni per cristallizzare una situazione evitando così (crede lui) i rischi di separazione, abbandono, infelicità, etc). L’evoluzione di tale patologia può orientarsi verso disturbi di ansia, depressione, difficoltà nel dormire, disturbi nella sfera alimentare e sessuale, etc.

Alla base di tale disturbo, c’è una bassissima autostima, frutto di un’infanzia caratterizzata da mancanza di amore, abbandono, violenze, privazioni, prevaricazioni, vita emotiva scarsa o assente; tutte esperienze che hanno minato la psiche del bambino e che, in un certo senso, orientano la personalità su un fronte ove la realtà è distorta, e si fa di tutto per colmare l’autostima generata dalla poca considerazione che si è percepita.

Questi individui fanno di tutto per apparire amabili per essere accettati e colmare così il profondo senso di vuoto e di mancanza di stima che è assente. Queste persone, quindi, saranno vittime e carnefici allo stesso tempo di chi in un modo o nell’altro li prenderanno in considerazione.

Da tutto questo, diviene quindi chiaro, che questi soggetti si ‘innamorano’ di altri soggetti che hanno problemi complementari; soggetti cioè, con un altro tipo di dipendenza quali la droga, l’abuso di alcol, soggetti con compulsioni varie (azzardo, shopping, da cellulare, da internet, pornografia, etc.).

Questo perché è più facile proiettare sugli altri i propri problemi e quindi si illudono che aiutando gli altri, ci si rende utili, ma questa è una modalità sbagliata perché ‘malata’. In questo modo si crea un circuito che autoreferenzia i due soggetti (la dipendenza del primo rafforza quella dell’altro).

Dipendenza affettiva – Trattamento

La psicoterapia fornisce gli strumenti necessari per individuare gli errori cognitivi che alimentano false convinzioni e mette in luce le reali fragilità, fornendo strumenti emotivi in grado di rimodulare la percezione delle cose e delle relazioni cercate e vissute. Alla fine, l’obiettivo del percorso, si focalizza sulla scoperta delle basi sane su cui impostare un autentico desiderio di amare.

Categorie di dipendenti affettivi

Secondo Susan Peabody  (1989) esistono diversi tipi di dipendenze, che prendono il nome dalla modalità con cui tale dipendenza viene esercitata.

Abbiamo ad esempio il Dipendente Affettivo Ossessivo, la cui ossessione colpisce prevalentemente la relazione con il partner; il Dipendente Affettivo Codipendente, caratterizzato da soggetti con scarsa autostima e che tentano in tutti i modi di non staccarsi dal partner, divenendo appunto codipendente dall’altro; il Dipendente dalla Relazione, che pur non essendo più innamorato dal partner, non riesce a staccarsene perché non sa gestire il  cambiamento; Dipendenti Affettivi Narcisisti: basano le loro azioni sul principio che l’altro deve essere dominato e quindi attuano ogni stratagemma per esercitare un forte controllo; Dipendenti Affettivi Ambivalenti, hanno una personalità evitante (forse legata ai modelli di attaccamento), vorrebbero un legame ma lo temono, lo evitano; I Seduttori Rifiutanti, seducono solo per sesso oppure per compagnia, ma se l’ansia si impossessa di loro, rifiutano ogni rapporto;  I Dipendenti Romantici, la loro dipendenza li porta ad avere più partner e quindi a dipendere da loro e l’immediata conseguenza è che in realtà, così facendo si evita di avere un impegno reale.

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