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Comportamento compulsivo delle personalita’ ossessive

Comportamento compulsivo delle personalità ossessive
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Comportamento delle personalità ossessive

Personalità ossessiva

Le personalità ossessive si caratterizzano per un’eccessiva attenzione ai dettagli, la tendenza a essere perfezionisti e ordinate, la rigidità mentale e comportamentale, la paura del fallimento e il bisogno di controllo. Queste persone tendono a essere molto auto-critiche e a fissarsi su pensieri e preoccupazioni che non riescono a lasciare andare. Possono essere estremamente puntuali, organizzate e meticolose nel loro lavoro, ma possono anche mostrare comportamenti rigidi, inflessibili e irritabili se le cose non vanno come vorrebbero.

Le esigenze delle personalità ossessive

Le personalità ossessive possono essere molto esigenti nei confronti di se stesse e degli altri, e possono essere particolarmente sensibili alle critiche e ai fallimenti. Possono avere difficoltà a fidarsi degli altri e a delegare compiti, preferendo fare tutto da sole per essere sicure che le cose siano fatte nel modo “giusto”.

I problemi relazionali delle personalità ossessive

Questo comportamento può portare a problemi nelle relazioni interpersonali, poiché le persone con personalità ossessive possono risultare controllanti e dominanti.

Possono soffrire di ansia e stress e avere difficoltà a rilassarsi e ad apprezzare la vita al di fuori del lavoro e delle responsabilità quotidiane.

Inoltre, possono essere a rischio di sviluppare disturbi come l’anoressia nervosa, l’anoressia da prestazione, la depressione e l’ansia.

Le ritualità delle personalità ossessive

Il comportamento compulsivo delle personalità ossessive, di cui si sente spesso parlare è caratterizzato da alcuni ritualità; ma, vien da chiedersi: ‘… quando è lecito affermare che un comportamento, ad esempio, lavarsi le mani, lavarsi i denti, oppure grattarsi la testa, masturbarsi, etc, diviene compulsivo?’

Comportamento compulsivo delle personalità ossessive

Ad esempio, grattarsi la testa di tanto in tanto è normale, può capitare, ma se la cosa accade infinite volte al giorno c’è qualcosa che non va… lavarsi i denti 2 o tre volte va benissimo ma cosa dire di una persona che lo fa 15 volte in un giorno?

Può capitare, a volte, che si senta il desiderio di masturbarsi; penso ad esempio ai carcerati o a chi, per un lungo periodo faccia una vita ritirata, ma quando la cosa accade ad una persona che non ha tali vincoli e l’atto di ripete tutti i giorni, allo sfinimento, ecco, in tal caso ci troviamo in una situazione compulsiva caratterizzata ad una dipendenza.

Differenza tra iperattività e dipendenza

C’è tuttavia una differenza tra iperattività e dipendenza.

Una persona con iperattività sessuale, può, ad esempio, trovare suggestioni con del materiale pornografico, oppure con partners (anche occasionali; anche a pagamento), mentre, sulla sponda della dipendenza, il soggetto potrebbe impegnare un’enorme quantità del suo tempo e di denaro in questa ricerca, fino all’esaurimento delle risorse, costringendolo ad adattarsi alle prime cose che trova, accettandone anche rischi (igienici e infettivi, o ambientali), pur di consumare immediatamente.

Comportamenti compulsivi

Quindi, possiamo definire i comportamenti come: “compulsivi”,  quando vengono ripetuti con sempre maggiore frequenza, quando non si riesce più a farne a meno, quando la volontà del soggetto si annulla.

Sono diversi i problemi che stanno alla base di questi comportamenti, che sono vissuti come rassicuranti da chi li pratica, ma che invece, se non affrontati subito, possono creare una sorta di dipendenza difficile da risolvere.

Assenza di controllo

Da tener presente inoltre, che spesso, non è il comportamento ad essere patologico, ma l’assenza di controllo rispetto agli scopi che rispondono al principio del piacere che il soggetto vuol ricercare.

E’ abbastanza condivisibile il fatto che  laddove un comportamento che non dà più soddisfazione, nella normalità, dovrebbe estinguersi non essendoci, appunto, nessun piacere nel farlo o ricercarlo.

Se ciò non si verifica, se non si ottiene più nessuna gratificazione, se farlo delude, allora, ci troviamo nella situazione in cui il controllo è stato perso.

Perdita del controllo

Inoltre, se il soggetto non padroneggia il proprio comportamento al punto da non riuscire più ad organizzare la propria vita liberamente, finisce per sacrificare il resto della vita in funzione di quel comportamento andato ormai fuori controllo e ne diventa schiavo.

Paradossalmente, si finisce per ‘consumarsi’ dietro un comportamento che non da più nessuna soddisfazione perdendo tempo, denaro, pace interiore, rapporti, affetti e magari anche il lavoro.

Comportamento compulsivo delle personalità ossessive – Alcune possibili situazioni

L’atto di lavarsi in continuazione  potrebbe indicare un senso di colpa nascosto (la macchia di Lady Macbeth, ad esempio), oppure desideri inaccettabili, o percepiti come sporchi che con quel rituale, si desidera lavare.

Mangiare in modo compulsivo una quantità esagerata di cibo a tutte le ore potrebbe compensare e quindi riempire un profondo vuoto affettivo e questo capita, quando ci si sente soli, insoddisfatti, inappagati.

In merito al sesso, visitare un sito porno capita a tutti, ma se il tempo speso è esagerato al punto da  compromettere il lavoro, le amicizie e i rapporti sentimentali, è dannoso perchè la sessualità virtuale è puramente masturbatoria, è un modo per non mettersi in gioco, per non assumersi responsabilità.

Comportamento compulsivo delle personalità ossessive – Quale terapia

Anche in questo caso esistono una infinità di approcci tesi alla risoluzione del problema. Quello più stabile e duraturo ci viene offerto dalla psicoanalisi, che attraverso l’analisi dell’inconscio va alla radice del problema; individua e rimuove i conflitti associati e genera una trasformazione della personalità.

Un altro approccio (che però non esclude il precedente) è quello che comunemente viene chiamato dell’hic et nunc (qui e ora).

In questo caso, il senso è che ora ho il problema e che nel presente o nell’immediato futuro vorrei liberarmene o almeno limitarne gli effetti disastrosi. Alla fine di questo processo si  è in grado di riconsiderare le ossessioni e le compulsioni come falsi messaggi, privi di significato e non meritevoli della mia attenzione. 

Aspetti teorici della terapia delle ossessioni

I pazienti ossessivi, sono caratterizzati da una serie di relazioni tutt’altro che vitali, dal momento che esercitano un rigido controllo che per forza di cose impedisce l’esplosione di qualsiasi emozione.

Di conseguenza vivono in una sorta di isolamento affettivo (autoimposto) che va superato. L’ambiente analitico potrebbe offrire quel contesto che favorisce la regressione, utile per individuare gli eventuali sentimenti traumatici che hanno determinato simile patologia.

Eventuali traumi non risolti

Non dimentichiamo che questi eventuali traumi, ricondotti alla fase sadico-anale (2-4 anni) e su cui si è fissata la libido, complicano il tentativo di far luce anche perchè siamo in una fase preverbale e quindi ciò renderebbe ancora più difficile il tentativo di ricordare, data l’assenza di un linguaggio che ne avrebbe fissato i contenuti.

Tuttavia, la regressione offerta dal setting analitico, potrebbe offrirne i presupposti.

La funzione interpretativa

Importante è la funzione interpretativa, che riesca ad instillare nel paziente il coraggio di pensare liberamente, e osservare la propria realtà interna ed esterna in modo obiettivo. 

L’analista deve offrire tutti i supporti di cui il paziente necessità, come ad esempio, il supporto, l’empatia, tanta pazienza, … con lo scopo di permettere l’emersione delle emozioni e con esse la capacità di tornare a vivere con entusiasmo e pienezza. 

Questi individui sono isolati e mortificati dalla vita e le loro ritualizzazione ne sono le espressioni più evidenti. Occorre ascoltarli con attenzione perchè spesso non sono sufficientemente strutturati (forse perchè cresciuti in una fase preverbale) e quindi poco conosciuti. 

Grazie alle suggestioni controtransferali, l’analista offre quel supporto verbale che possa fare da ponte tra l’eventuale trauma emotivo indistinto e sconosciuto e una giusta ricollocazione nel contesto emotivo (e bloccato) del paziente.

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