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Le emozioni – 11 cose da sapere

Cosa e come possiamo riconoscere le emozioni 
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Foto di Stefan Keller da Pixabay

Le emozioni – 11 cose da sapere

Alcuni studiosi della British Columbia (Canada) e dell’Università di Pittsburgh (USA) hanno rilevato attraverso uno studio specifico, che il movimento di sopracciglia, occhi e labbra ci permetterebbero di riconoscere lo stato d’animo delle persone.

Insomma, osservando attentamente il volto di una persona, riusciamo e riconoscere che tipo di emozione attraversa quella persona. 

Cosa e come possiamo riconoscere le emozioni 

Emozione è un termine latino (Emòtus, emovère) che vuol dire muovere, portare fuori.  Dal punto di vista evolutivo, la funzione più importante, è quella di fornire informazioni utili al soggetto in una modalità immediata (direi amigdaloidea) proprio allo scopo di permettere la messa in campo di reazioni e controreazioni  indispensabili ai fini della sopravvivenza.

In altre parole, reazioni immediate, non mediate dai processi cognitivi.

Se il tizio che mi si sta avvicinando ha intenzioni pericolose, non ci devo stare tanto a pensare per prepararmi alla difesa, all’attacco oppure  alla fuga immediata (vedi anche neuroni a specchio).

Se vedo che una macchina mi sta venendo addosso, non devo stare a pensare che la mia, di macchina, potrebbe abbozzarsi; scappo subito fuori e mi metto in salvo così, senza pensarci.  

Quindi le emozioni svolgono una funzione, che autoregolandosi, mediano le reazioni neurofisiologiche fornendo una risposta immediata utile, molto spesso, alla stessa sopravvivenza.  

Vediamo questi 11 parametri nel dettaglio.

  1. Definizione: Come dicevamo sopra, è una reazione ad uno stimolo specifico. Questa reazione produce cambiamenti neurofisiologici, (cambiamento immediato dei parametri fisiologici più comuni: respirazione, battito cardiaco, sudorazione etc). Questi cambiamenti sono propedeutici all’azione che il soggetto deve mettere immediatamente in campo.
  2. Emozione o sentimento? I neuroscienziati distinguono l’emozione come la risposta a stimoli specifici mentre con sentimento, l’impressione che abbiamo avuto in merito a quelle risposte.
  3. Che faccia abbiamo. … Proceedings of National Sciences (www.pnas.org/), ha pubblicato uno studio degli psicologi della Ohio State University (www.pnas.org/content/111/15/E1454), secondo i quali, il volto umano è in grado di comunicare molti stati d’animo (pare almeno 21 e non solo i 6 precedentemente definiti: tristezza, disgusto, paura, felicità, rabbia e sorpresa):
“… A Facial Action Coding System analysis shows the production of these 21 categories is different but consistent with the subordinate categories they represent (e.g., a happily surprised expression combines muscle movements observed in happiness and surprised,…)
  1. Come facciamo a riconoscere lo stato d’animo? Da quanto citato in apertura osservare sopracciglio, labbra e occhi, sarebbe sufficiente per comprendere cosa passa nell’animo della persona in oggetto.
  2. Ragione o emozione? Il ragionamento viene condizionato dall’emozione e comunque non sono in opposizione, almeno non come sosteneva Platone (Ragione ed Emozione che tirano in direzioni opposte).
” …   è che queste passioni, che sono in noi come corde o funicelle, ci tirano,  ….  trascinandoci verso azioni opposte, … La ragione ci consiglia di seguire sempre uno solo di questi stimoli, …  ”Platone, Leggi, 644e-645
  1. La paternità delle emozioni. Tutto ciò che sappiamo sulle emozioni va attribuito ad Antonio Damaso. In neuroscienziato portoghese, avrebbe dimostrato a chi ha sempre svalutato il ruolo delle emozioni, perché responsabili della mancanza della  lucidità della ragione, che queste starebbero alla base di un efficace funzionamento dell’apparato psichico. Quindi, semplificando, per essere ragionevole, l’uomo deve provare emozioni. Il contrario invece, equivarrebbe a dire: poca emozione, poca capacità di essere ragionevole.
  2. Ridere. Quanti modi di sorridere abbiamo? Ben 18! Alcuni esempi? Il sorriso, in risposta di una nostra interazione, può comunicare che l’interlocutore ne ha avuto un’impressione positiva anche se spesso potrebbe non essere così. Una prova per tutte ci viene dal fatto che spesso si sorride anche quando siamo tristi, oppure ci stampiamo sul viso un finto sorriso a fini manipolatori, oppure per ingannare o convincere. Esistono diversi tipi di sorrisi, ad esempio: Il sorriso di paura; il sorriso di disprezzo; c’è poi il sorriso smorzato, segue il sorriso triste, il sorriso di corteggiamento e quello di imbarazzo; poi c’è il sorriso correttivo che serve a smussare un messaggio altrimenti offensivo; c’è inoltre il sorriso di  acquiescenza; Infine c’è il sorriso falso!  C’è n’è solo uno che esprime la vera felicità ed è il sorriso di Duchenne (un neurologo francese).  Questo sorriso è genuino; gli angoli della bocca puntano verso l’alto e le rughe intorno agli occhi sono a zampe di gallina. Sono genuini perché la muscolatura coinvolta non la si può controllare a piacimento e quindi, per questo motivo non è possibile simularla, perché viene dal profondo del cuore. Da non confondere con il sorriso chiamato PanAmerican che è un sorriso meccanico simile a quello delle hostess che appunto, è di cortesia e che non trasmette una gioia interiore come quello precedente.
  3. Vestiti. La dottoressa Karen Pine, psicologa dell’Universita di Hertfordshire (UK), ha condotto nel 2012 uno studio con 100 donne ove ha evidenziato una correlazione tra stati d’animo e vestiti indossati. Chi è depresso tende a nascondersi, indossando felpe larghe o jeans. Al contrario, le donne più allegre e positive, indossano i vestiti considerati più belli ed eleganti e anche gioielli. La d.ssa Pine, sostiene, come follow-up del suo studio, che può aiutare l’umore, indossare gli abiti più graditi, o quelli che indossiamo quando siamo felici. Provare per credere.
  4. Facebook. In una ricerca : Detecting Emotional Contagion in Massive Social Networks, pubblicata su Plos One (www.journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0090315), sembrerebbe che i social network giocano un ruolo molto importante, dal momento che i post positivi, incitano a fare altrettanto (è vero anche il contrario: quelli negativi inducono a pubblicare post negativi). Però, e sembra una buona notizia, i primi, quelli positivi, spingono di più verso un sano spirito di emulazione. La ricerca quindi evidenzia che le emozioni positive diffuse online si propagano con maggiore efficacia e velocità di quelle negative.
  1. Effetti sulla economia? Le emozioni hanno effetti anche sugli aspetti economici. Una ricerca della Carnegie Mellon University, dal titolo: The Role of Emotion in Economic Behavior , ( www.cmu.edu/dietrich/sds/docs/loewenstein/RoleEmotionEconBehav.pdf) , effettuata da SCOTT RICK and GEORGE LOEWENSTEIN (una ricerca che ha visto la partecipazione di circa 200 volontari), ha evidenziato alcuni risultati tra cui:
    1. la tristezza ci spinge a cambiare le cose, tra cui acquistare e vendere cose nuove:
    2. il disgusto invece a vendere (svendendo) cose che abbiamo e a non acquistare altre cose
  2. La felicità in funzione dell’età. Una ricerca della Stanford University (sono stati usati circa 13 milioni di emozioni prelevati dal web nel 2005) avrebbero evidenziato che gli anziani e i giovani sono felici, ma per motivazioni diverse. Le persone anziane quando riescono a stare in pace; mentre i giovani quando si sentono eccitati. Gli uomini si sentono più felici ma sono più soli, mentre le donne sentono di più il senso di colpa, ma riescono a sentirsi più amate dai loro partner. Per quasi tutti però l’ora del pranzo è il momento in cui ci si sente più felici.
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