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Il processo di guarigione, farmaci o mente?

I farmaci e il processo di guarigione
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Foto di Pexels da Pixabay

I farmaci e il processo di guarigione

Il processo di guarigione, farmaci o mente? Proviamo a vedere il destino delle cellule.

Cosa accade se si prendono cellule buone, ovvero sane, e le si mettono in un ambiente malato?  Chi ne controlla il loro destino?

Bruce Lipton, scienziato in ambito medico, ha impiegato parte della sua vita nella ricerca di una risposta. Le sue ricerche confermerebbero che se mettiamo cellule sane in un ambiente poco favorevole, le cellule muoiono.

A questo punto entra in azione il medico che ci fa una ricetta.

Il farmaco entra in circolo e fa il suo lavoro, compreso quello degli effetti collaterali. Da una parte guarisce, ma dall’altra fa danni.

Per inciso, i farmacologi sostengono che il termine: ’effetti collaterali’ sia improprio dal momento che esistono, in realtà, solo effetti diretti.

Naturalmente si da per scontato (e la storia della medicina lo conferma) che i benefici superino i danni.

Le statistiche sull’uso dei farmaci

Il processo di guarigione, farmaci o mente. Grazie ai farmaci (si fa per dire), negli Stati Uniti, circa 300.000 persone ogni anno perdono la vita. Ovviamente è anche vero che grazie ai farmaci molte persone non perdono la vita.

Lo studio Federanziani denuncia, per l’Italia, ben 40.000 morti l’anno per ‘reazioni avverse’ (che modo elegante hanno usato).

Inoltre ci sono state ben 1.752.000 ore di degenza, sempre per lo stesso motivo (cause avverse), che tradotti in  moneta, vuol dire più o meno 10 miliardi (una mezza finanziaria) di costi.

In Francia, Germania e Gran Bretagna, dal 1961 al 1993, per ragioni di sicurezza sono stati ritirati dal mercato ben 126 farmaci di cui, bel l’87% a causa, indovinate di cosa? Si, stesso motivo: reazioni avverse.  

Vien da chiedersi se i farmaci, almeno quelli moderni, hanno qualche problema.

Se partiamo dal presupposto che le cellule si ammalano perché l’ambiente è contaminato, vuoi vedere che spostandole in un ambiente più sano, guariscono spontaneamente?

Un po’ di numeri sulle cellule

Il processo di guarigione, farmaci o mente. Siamo composti da tante cellule.  Sembra sia impossibile dare un numero certo, gli scienziati dicono circa 100 mila miliardi  ma nel caso di un adulto, maschio, giovane, di altezza media e dal peso di circa 70kg. 

Quindi il numero cambia in funzione del soggetto ma più o meno abbiamo un numero di riferimento. Un numero che per la verità fa una certa impressione.

Il dr Lipton ci offre alcune suggestioni, paragonando il nostro corpo ad una comunità. Ogni cellula equivale ad un individuo e gli organi a varie collettività.

Torna la domanda e cioè le nostre cellule, che destino avranno e da chi dipende l’esito di questo destino.

La risposta c’è! Il loro destino è affidato al flusso sanguigno che a sua volta dipende dal sistema nervoso e naturalmente, a come esso (il SN) interagisce con l’ambiente.

Cosa fa quindi la medicina? Tenta di guarire le cellule che si ammalano grazie alla interazione con l’ambiente (deteriorato e inquinante).

Quindi, la medicina ‘aggiusta’ i danni generati dall’ambiente.

Alla domanda se è possibile guarire spontaneamente in un ambiente sano, Bruce Limpton risponde che in teoria sarebbe possibile, peccato che il passaggio alla pratica è molto più complesso.

La nostra mente percepisce il mondo esterno in un modo tutto suo. Anche se fuori è tutto bello e sano, all’interno della mente ci potrebbe essere una percezione dannosa e negativa.

Ad esempio ci troviamo un posto incantevole ma abbiamo appena discusso animatamente con il nostro partner. Ecco, in una situazione simile cosa fa la nostra mente? Tramite il sistema nervoso e tramite tutti i suoi meccanismi biofisiologici, potrebbe produrre sostanze chimiche, che potrebbero farci ammalare.

Il senso dell’effetto placebo

Il processo di guarigione, farmaci o mente e la ricerca. I ricercatori, nel corso delle loro sperimentazioni, hanno rilevato che molti farmaci risultano essere poco efficaci, addirittura meno dei placebo.

Come la mente potrebbe aiutarci a guarire? Facciamo un esempio molto pratico e di cui ognuno di noi può sperimentarlo tutti i giorni.

Proviamo a pensare ad una persona che amiamo profondamente. Il nostro SNC (Sistema Nervoso Centrale) comincia a produrre una serie di sostanze chimiche (serotonina, dopamina, ossitocina, …).

Queste sostanze mescolate in modo opportuno, producono in noi un profondo senso di benessere. Chi è stato (oppure è) innamorato, sperimenta questo senso di benessere ogni qualvolta che sta in compagnia del partner. Bene, tutto questo ‘star bene’ fa si che le nostre cellule ne traggano molti benefici.

Proviamo invece, al contrario, a pensare a quando siamo spaventati oppure turbati.

Complichiamo le nostre vite, che potrebbero essere molto più semplici, viviamo in uno stato di ansia costante, corriamo sempre dietro a qualcosa che ci fa venire l’affanno e tutto ciò non ci fa bene, tutto ciò fa ammalare le nostre cellule dal momento che in questa situazione, il cervello non secerne ormoni buoni ma solo quelli tipici dello stress e di conseguenza il cocktail chimico che viene prodotto non è una miscela benigna.

Ogni giorno ci sono tante cellule che muoiono e tante che nascono e quindi siamo in continua mutazione. Questa mutazione ha i suoi equilibri che sono alterati dallo stress, dai farmaci, dalle cose inutili a cui spesso pensiamo (in genere preceduti da un ipotetico :’ … se …’). Tutto questo ci fa ammalare e permette ai virus di colonizzare il nostro corpo.

Se prendiamo freddo ci ammaliamo, è naturale. Ma perché ci ammaliamo se non lo prendiamo? Cosa è successo alle cellule? Tutta colpa dello stress, si sente spesso dire. Ecco, secondo i ricercatori succede la stessa cosa anche con il cancro.

Gli studiosi sostengono che le cellule tumorali sono in ogni corpo, anche in quelli sani, sono e restano dormienti. Ma se il sistema immunitario va in crisi, si risvegliano e sappiamo tutti con quale esito. Chi frequenta una persona con il tumore lo saprebbe spiegare molto bene.

Le malattie e la fisica quantistica

Secondo la scienza moderna, il corpo è fatto di microparticelle e quindi è interpretabile attraverso la fisica quantistica. La medicina fatta di medicine, si basa invece sull’altra fisica, quella Newtoniana.

La medicina, con le medicine, introduce nell’organismo, per guarirlo, altra chimica.

Secondo la fisica quantistica, le nostre cellule non hanno bisogno di altra chimica ma di cambiare l’energia. La fisica dei quanti traduce tutto in energia, tutto è infatti energia, quindi anche il nostro pensiero o meglio, almeno ciò che li determinano.

La mente, e quindi l’attività mentale, è energia. Quando pensiamo, i neuroni, attraverso l’attività bioelettrica, trasferiscono messaggi che raggiungono ogni parte del nostro corpo.  

Se pensiamo di muovere un dito, questi si muove perché è partita una scarica biochimica, che attraverso le placche neuromuscolari, fanno si che il muscolo si attiva esattamente con la intensità che noi desideriamo.

Alle aziende farmaceutiche (che vendono chimica) non interessa lavorare sui pensieri, quindi non sono interessati a studiare il processo che regola l’equilibrio tra la mente e il corpo.

Potremmo quindi dire che i pensieri attivano campi di energia (ordinando ad esempio ad un dito di muoversi per, ad esempio, pizzicare le corde di una chitarra), ma anche  per curarci in modo non chimico ma naturale.

Ma non è facile gestire questa energia, dal momento che è un’attività prevalentemente inconscia. Noi siamo padroni del solo il circa 5% di tutti i nostri processi mentali.

Il rimanente 95% è automatico, ed una sua parte, quella dell’inconscio personale, viene strutturata nei primi 6 anni della nostra vita.

Non possiamo controllare l’inconscio, ma sicuramente possiamo lavorare per rendere conscio l’inconscio (almeno una sua parte).

“Rendi conscio l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino.” (Carl Gustav Jung.)

Da bambini  apprendiamo anche ad assorbire gli aspetti negativi che gravitano intorno a noi. In tal modo, attraverso una serie di meccanismi di difesa ci programmiamo (ci adattiamo all’ambiente negativo) apprendendo a preoccuparci, ansiarci, provare sensi di colpa, …

Tutti i testi di medicina, chi più chi meno, menzionano come fattori patologici, lo stress, le emozioni, i traumi.

Tali fattori, viene ammesso, sono attivatori biochimici.   

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