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Rapporto conflittuale madre-figlio

conflitti tra madre e figlio
Reading Time: 4 minutes

Foto di shanghaistoneman da Pixabay

I conflitti della madre con il figlio

Altrove ho tentato di descrivere il rapporto conflittuale madre figlia, mentre qui vorrei, anche per amore di completezza, affrontare i conflitti tra madre e figlio.

Conflitti tipici

I conflitti tra madre e figlio possono essere numerosi e derivare da una varietà di fattori. Alcuni esempi di conflitti comuni tra madre e figlio includono:

Disaccordi sulla disciplina e regole: la madre potrebbe desiderare imporre regole e limiti più rigidamente, mentre il figlio potrebbe resistere o desiderare maggiore libertà.

Differenze di opinioni e punti di vista: la madre e il figlio potrebbero avere opinioni diverse su questioni importanti, come religione, politica o scelte di vita.

Conflitti legati alla crescita e all’indipendenza: il figlio potrebbe desiderare maggiori responsabilità e autonomia, mentre la madre potrebbe lottare con il controllo e la preoccupazione per la sicurezza del figlio.

Conflitti legati alla comunicazione: la madre potrebbe essere frustrata dalla mancanza di comunicazione o dalla mancanza di rispetto da parte del figlio, mentre il figlio potrebbe sentirsi oppresso o giudicato dalla madre.

Conflitti generazionali: la madre potrebbe avere aspettative diverse per il figlio basate sulla propria esperienza e visione del mondo, mentre il figlio potrebbe sentirsi limitato o non compreso dalla madre.

Affrontare questi conflitti richiede una comunicazione aperta, un ascolto attivo e una volontà da entrambe le parti di cercare un compromesso e trovare un terreno comune. È importante riconoscere che i conflitti sono parte normale delle relazioni familiari e che possono essere superati attraverso il rispetto reciproco, la comprensione e la collaborazione.

Stili di attaccamento

Nell’affrontare i conflitti tra madre e figlio non posso prescindere dagli studi di Bowlby e dagli stili di attaccamento dei bambini.

L’autore, nell’esaminare i vari modelli e stili, ha evidenziato che uno solo di quei stili è utile e sano per il bambino, ovvero quello in cui la mamma (tipica figura di attaccamento) sa creare una base sicura da cui il figlio può partire per esplorare il mondo.

Va da se che, tutti gli altri stili generano difficoltà tali da esporli, da adulti, ad una marcata difficoltà nel relazionarsi in genere ma in particolare (anche se non necessariamente) con il mondo femminile.

Le difficoltà che generano conflitti

Le difficoltà da adulti generati dai  conflitti tra madre e figlio durante le prime fasi della vita del ragazzo possono essere, di natura relazionale (tipica dei narcisisti patologici) ma anche di natura sessuale (impotenza, incapacità di mantenere l’erezione, in particolare durante la penetrazione, eiculazione precoce, priapismo, philofobia, etc).

Una madre in grado di costruire una base sicura è, in linea di principio, in grado di far crescere il proprio figlio ‘affrancato’, che in altri termini descrive una persona libera, sicura di se stessa, in grado di saper prendere decisioni e assumersi responsabilità, in una parola fiduciosa dei propri mezzi e limiti.

Questo bambino percepisce la madre come separata da se ma affidabile, che se necessario, sa essere presente e dare l’eventuale sostegno di cui il figlio (a tutte le età) potrebbe aver bisogno.

Il problema dell’amore è una delle grandi sofferenze dell’umanità e nessuno dovrebbe vergognarsi di pagare il suo tributo.
Carl Gustav Jung

Figure di attaccamento negative

Nei conflitti tra madre e figlio le figure di attaccamento diverse (insicuro evitante, ansioso ambivalente, disorientato/disorganizzato) possono (ma non necessariamente sempre) dare al bambino la certezza di avere a che fare con un tipo di madre caratterizzato da quelle figure mitologiche negative ovvero, la strega, Medusa (pietrifica chiunque la guarda), le Arpie (rapitrici di anime), le Erinni (personificazione femminile della vendetta,  Chimere. etc.

Queste figure mitiche, per chi ha dimestichezza con la terminologia Junghiana, appartengono a quel tipo di inconscio che Jung ha chiamato collettivo che, contrariamente a quello personale (conflitti rimossi), contiene la conoscenza universale, ovvero tutte le fantasie che l’uomo ha avuto da sempre, forse già nella sua forma phitecus, per poi estenderla in quella di Homo.

Madri che non si separano dai figli

Un ruolo importante nel generare conflitti tra madre e figlio viene giocato da questo tipo di madri che non si separano mai dai figli e, ciò che è più grave, alcuni di questi maschi ne rimangono patologicamente invischiati.

Queste madri, pietrificano, succhiano, soffocano e, in una parola, fanno restare il figlio un eterno bambino. Queste madri ‘credono’, sempre e indiscutibilmente, di amare i loro bambini e di fare tutto ciò che serve ma, in realtà, il risultato che spesso vediamo è che questi soggetti vivono come fossero castrati, non sviluppano competenze reali, vivono in uno stato di perenne dipendenza.

Amore materno

Vorrei evitare di fare un’apologia dell’amore. Una madre che sa veramente amare, lo vede dai risultati. Il risultato più evidente lo vede nei sui figli che sono liberi di volare e in grado di prendere e dare quell’amore che ha nutrito la loro vita dal primo giorno di vita e che non smetterà mai.

Relazione nevrogena

Spesso ci chiediamo perché siamo nevrotici. Ecco, lo scenario che ho descritto è nevrogeno. Chi ha madri così ha molte chance di esserlo.

Quali sono le caratteristiche di questa tipologia di madri?

Le madri nevrotiche sono quelle donne che mostrano sintomi di ansia, preoccupazione e instabilità emotiva in modo costante.

Queste madri possono essere iperprotettive nei confronti dei loro figli, spesso manifestando un controllo eccessivo sulle loro vite.

Possono anche essere ipercritiche e avere aspettative irrealistiche nei confronti dei loro figli, causando loro stress e frustrazione.

Le madri nevrotiche possono avere difficoltà a gestire le proprie emozioni, portando spesso a situazioni di conflitto all’interno della famiglia.

Il destino dei suoi figli (nelle sue declinazioni negative),va dalle difficoltà di natura sessuale (come abbiamo detto sopra) a problemi di relazione con un partner e addirittura alla incapacità di avere relazioni con l’altro sesso.

Tutto (può) dipende(re) dal peccato originale del rapporto malato con la figura materna da cui si deve e si può liberarsi. Grazie a questo problema originario, è venuta a mancare una corretta integrazione del sé.

È importante per queste madri cercare aiuto e supporto per imparare a gestire in modo più sano i propri sentimenti e le proprie emozioni, al fine di fornire un ambiente più stabile e amorevole per i loro figli.

In questa costruzione mancano alcune parti fondamentali, che un percorso psicoterapeutico è in grado di ricostruire.

Dobbiamo decristallizzare ciò che per lungo tempo ci è sembrato naturale (e doloroso) per ricostruire, utilizzando ciò che si è sfarinato, per fare un impasto più congruo.

 

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