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Le parafilie – Pedofilia

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Per quanto riguarda la pedofilia, attualmente, per poter considerare pedofilica l’attività sessuale con minori è necessario che gli stessi abbiano meno di 13 anni, che siano prepuberi, che il soggetto pedofilo deve avere almeno 16 anni e almeno 5 anni più del bambino. Il disturbo avrebbe inizio, secondo il DSM – IV, solitamente con l’adolescenza, anche se alcuni soggetti riferiscono di non aver provato eccitamento verso i bambini fino alla mezza età. Il decorso è cronico, specialmente per i soggetti attratti dai maschi. La frequenza di tale comportamento pedofilo è fluttuante e in relazione agli stress psicosessuali (DSM – IV, 1994).

Naturalmente, a parte ogni aspetto legato alla morale o di tipo sociale, molti altri studiosi ed autori (Andreoli, 1996) ritengono  che invece ogni attività sessuale fra prepuberi e adulti sia negativa per il bambino ed addirittura traumatica per lo sviluppo armonico della personalità, causando nel bambino danni legati alla perdita dell’infanzia e ad una crescita improvvisa non adeguata ai vissuti interni dell’Io, che proprio nella fase evolutiva, soprattutto per prepuberi, non può essere in grado di vivere appieno e serenamente la relazione pedofila, comprendendo nel profondo l’agito sessuale. Non appare possibile, quindi, parlare di amore consensuale, di un rapporto basato sul consenso, soprattutto in considerazione del fatto che il bambino prepubere non può arrivare ad una scelta autonoma, essendo dipendente psicologicamente nella relazione.

Jaria (1968), autore di una ricerca, senz’altro la più significativa in Italia, condotta presso la sezione giudiziaria dell’Ospedale Psichiatrico di Castiglione delle Stiviere (MN) su pedofili, ha evidenziato che “L’esistenza del pedofilo durante l’accadimento sessuale appare come interrotta e l’evento rappresenta come una parentesi nella storia interiore dell’individuo”; a sostegno di ciò riporta quanto affermava un pedofilo, “era come se fosse un’altra persona a fare quelle azioni…”. Continua l’Autore: “Appaiono carenti nel pedofilo la tenerezza, il distanziamento, l’avvicinamento differenziato, la pienezza infinita dei giuochi intermedi, che avvengono in reciprocità, e dei sistemi cuscinetto caratteristici dell’amore”.

Le conclusioni a cui giunge confermano le difficoltà di conoscenza del fenomeno in quanto ritiene che “praticamente insoluto rimane l’ordinamento nosografico della pedofilia“. Motiva ciò affermando che “non esistono perversioni, ma solo perversi”. Le caratteristiche psicologiche dei pedofili riscontrate da Jaria in quasi tutti i soggetti sono state le seguenti: “ritardo o precocità nello sviluppo sessuale, immaturità, disturbi del rapporto interpersonale, insicurezza, esplosività, labilità della personalità, notevole aggressività, petulante invadenza, irrequietezza e instabilità”.

In un’altra ricerca Jaria, Capri, Lanotte (1993, 1995) hanno analizzato – attraverso colloqui clinici e Test Proiettivi – alcuni tratti della personalità dei pedofili relativi soprattutto alla strutturazione dell’Io, alle dinamiche intrapsichiche, all’area affettiva e alle relazioni interpersonali. Gli elementi emersi come significativi sono stati i seguenti:

A) Immaturità Affettiva, caratterizzata da scarsa efficienza e rapida esauribilità dei freni inibitori di fronte all’imminenza e all’urgenza degli impulsi sessuali, affettività più egocentrica che adattiva, funzioni affettive coartate e nello stesso tempo labili. Bassa tolleranza alle frustrazioni, ipersensibilità alle critiche.

B) Identificazione Deficitaria, mancato riconoscimento delle proprie componenti sessuali; il processo di identificazione, connesso alla ricerca di identità che va dalla dipendenza alla autonomia affettiva e sociale, appare non sufficientemente adeguato e non armonico rispetto alla realtà. Il legame oggettuale primario appare patologico ed espresso attraverso l’indifferenziazione e l’idealizzazione dell’oggetto indifferenziato.

C) Relazioni Interpersonali iInadeguate. La deficitaria identificazione, la mancanza quindi di un modello chiaro di comportamento, fanno sì che il rapporto con l’altro si sviluppi in modo irregolare e superficiale: infatti, ruoli in conflitto e mutevoli sono assunti nelle relazioni sociali. Tali rapporti non sembrano capaci di svilupparsi su basi adattive, costruttive e mature. Comportamenti ed emozioni nei

confronti dell’altro sembrano espressi o in termini oppositivi, o manipolativi, o di dipendenza, o di evitamento.

In conclusione, questi studi ipotizzano che un pedofilo può “soffrire” di un disturbo psichico così come ne può “soffrire” qualsiasi altro individuo non pedofilo, in quanto la perversione non sembra essere di per sé una malattia, bensì un sintomo, sociale o non, di un qualunque altro disturbo e in quanto sintomo non sempre e non necessariamente dovrebbe essere ascritto nella nosografia psichiatrica. In altri termini, vari sintomi concorrono per accreditare una malattia dal punto di vista sanitario, ma non sempre i sintomi evidenziano ciò che emerge all’apparenza; pertanto, non sempre il sintomo della pedofilia ha valore di disturbo psichico relativo in modo esclusivo alle perversioni, nelle quali può anche essere inserito ma solo a livello descrittivo. Sembra avere, invece, significatività relativamente processi psicopatologici dell’Io stratificati a livello profondo.

D’altronde sappiamo – anche grazie alle riflessioni di Freud (1919) – “che gli eventi umani i cui significati appaiono enigmatici e inspiegabili e che hanno alla base contenuti intensamente angoscianti, vengono percepiti come perturbanti”.

Forse, anche in seguito a ciò, la stessa scarsa conoscenza che abbiamo di personalità così cariche di contenuti difficili da accettare per la nostra cultura e per la nostra società – il diverso perverso che abusa dell’ingenuità di un bambino innocente – potrebbe avere una ragione irrazionale legata alle nostre antiche difficoltà nell’avvicinarci alle situazioni “mostruose”, al “perturbante”, a colui che rappresenta noi come genere e di cui temiamo forse di riconoscere ciò che non vogliamo sapere (Jaria, Capri, 1995).

Le altre parafile.

P. Capri, SEMINARIO DI PSICOLOGIA GIURIDICA “LA PEDOFILIA TRA SCIENZE UMANE E GIUSTIZIA PENALE” Siracusa, 16 – 18 ottobre 1997

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