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Sono perennemente indeciso

Sono perennemente indeciso
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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Sono perennemente indeciso

C’è una bella differenza tra l’eterno indeciso e colui che ha il sacro tarlo del dubbio.

Il primo è colui che chiede a tutti consigli e poi non ascolta nessuno, anzi, la sua confusione aumenta; tende a lamentarsi sempre e con tutti mentre farebbe meglio a starsene solo con se stesso ed ascoltare il suo mondo interno; considerando che il nostro sistema nervoso è estremamente complesso, il problema della indecisione potrebbe risiedere nel fatto che non ci siamo posti la giusta domanda e quindi, come facciamo a decidere se partiamo da domande errate?

Sempre il primo tende a giudicarsi e ovviamente sempre male mentre dovrebbe semplicemente attendere con fiducia che la soluzione compaia semplicemente e comunque, mai avere rimpianti.

La scelta fatta, proprio perché è stata fatta, è necessariamente quella giusta. Inutile e insensato avere rimpianti. Il corso della vita ci cambia dopo ogni decisione e nel bene o nel male, quella è la strada intrapresa e va  rispettata (anche perché non si torna indietro).

Sono perennemente indeciso – come decidere

Decidere qual è la cosa giusta è per alcuni la cosa più facile del mondo, mentre per altri un tormento.

La nostra vita è fatta da decisioni continue. Alcune di esse sono facili e oramai  automatiche mentre altre, in particolare quelle frutto di imprevisti o fatti nuovi, necessitano di una elaborazione interiore.

Decidere bene è importante proprio perché da esse dipende buona parte del nostro benessere, messo spesso in difficoltà da decisioni sbagliate, affrettate, lente oppure addirittura non prese.

Ma noi come siamo, decisi o indecisi? Perché a volte facciamo difficoltà a prendere una decisione? Come si fa ad essere più determinati? Quali sono i meccanismi che si celano dietro questo processo mentale così importante per ognuno di noi?  

Molte persone si definiscono indecise o perennemente indecise ma, anche loro (lo ammettono) alla fine una decisione la prendono, anche perché la vita, la quotidianità ci impone continuamente di prendere decisioni.

Incredibilmente decidiamo anche nella vita intrauterina, dal momento che alcuni studi sostengono che siamo in grado di scegliere quali suoni ci piacciono di più.

Dal momento che iniziamo e concludiamo la nostra giornata prendendo continuamente una serie di decisioni potremmo, forse riduttivamente, affermare che viviamo decidendo e decidendo viviamo. Ogni qualvolta che dobbiamo risolvere un problema lo facciamo decidendo cosa fare e nel farlo saremo concordi nel sostenere che la decisione, alla fin fine si poggia su poche alternative. Quindi decideremo scegliendone una. Come conclusione del discorso, dal momento che scegliamo tra diverse alternative, il problema dell’indecisione dovrebbe esaurirsi imparando a risolvere i problemi.

Vorrei però aggiungere un punto fondamentale che sta alla base di ogni processo decisionale. La decisione viene più facilmente ponendoci una domanda, quella giusta. La vita ci offre infinite sfide (cambio lavoro, sposarsi, separarsi, in quale città vivere, fare figli, etc). Alcuni di questi ‘problemi’ non sono vissuti come tali e quindi la decisione non rappresenta nessuna difficoltà. Altre invece, impongono una maggiore riflessione.

Ad esempio, decidere di separarsi, oppure cambiare un lavoro. In questi casi, porsi una giusta domanda aiuta moltissimo il processo decisionale.

In merito alla separazione, una possibile domanda potrebbe essere: ’se mi separo, tra un anno sarò più felice?’; in ambito lavorativo: ‘se rimango in questa azienda, tra un anno ancora ci sarà?’, etc

Facciamoci la giusta domanda e dalla / dalle risposte che ci daremo, sicuramente decideremo in modo più consapevole.

Un altro aspetto del decidere è legato ad un atteggiamento innato dell’essere umano che Freud ha chiamato principio primario. Tutti avrete notato come i bambini piccoli quando vogliono una cosa, la vogliono e basta. Se non arriva, cosa fanno? Piangono. Non prendono minimamente in considerazione i bisogni degli altri. Rispondono esclusivamente al principio del piacere: voglio quella cosa: punto. Crescendo, i bambini cominciano a capire che non tutto si può avere (principio della realtà).

Quando non riusciamo a decidere quindi, ci troviamo di fronte al ‘ritorno’ dall’inconscio del principio del piacere: voglio tutto e subito, contrastato però da quello della realtà. Questo conflitto mette il soggetto in una situazione di stallo.

Sono perennemente indeciso – decido ora oppure dopo

Chi decide subito, tendenzialmente, usa l’inconscio. Nessun filtro operata dalla parte razionale (la coscienza). Quando noi dobbiamo decidere tra Maria e Antonella, il nostro inconscio ha già deciso; se non riusciamo a decidere evidentemente la parte razionale sta ancora valutando.

Però non dobbiamo commettere l’errore di pensare che tutti i decisionisti siano avventati. Molti ‘decisi’ hanno fatto un bel lavoro su se stessi, si conoscono, sanno molto bene cosa vogliono e cosa non vogliono.

Immaginiamo che Marco deve decidere se intraprendere una relazione a distanza, cosa che non ha mai fatto prima. Mentre Matteo, questo problema non lo ha, lo ha già fatto e ha scoperto che non gli piace e quindi decide subito per il  no.

Quindi dovendo decidere, occorre fare molta attenzione a decidere facendosi guidare dai bisogni ma solo da quelli giusti per se. Matteo ha capito che una relazione a distanza non fa per lui e quindi non ha nessuna difficoltà nel decidere. Marco decide basandosi sul presente mentre Matteo ha uno sguardo sul futuro.

Alcuni sostengono che bisogna lavorare per vivere un bel presente, altri invece cercando di fare una previsione sul futuro. Chi dei due ha ragione? Tutti e nessuno. Ognuno segue la propria prospettiva.

Sono perennemente indeciso – gli indecisi cronici

Sono coloro che, pur avendo valutato pro e contro, pur avendo fatto accurate riflessioni, pur avendo avuto consigli rassicuranti, rimandano la decisione.  Questi soggetti rimandano perché temono di non poter tornare indietro, nel caso che la decisione dovesse risultare, oppure essere considerata errata. Non avere chance, una volta presa la decisione, di tornare indietro (cambio lavoro, vado a lavorare in un’altra azienda. Ma se va male, se mi trovo peggio, posso tornare indietro?). Chi non decide, corre il rischio che altri decidano per lui.

Chi infine, non riesce a decidere oppure ogni volta che deve prendere una decisione più o meno importante entra in ansia, potrebbe valutare di chiedere un aiuto e la psicoterapia è in grado di stabilire un equilibrio tra il processo primario del principio del piacere e quello secondario del principio di realtà.

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