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Perchè soffriamo di ansia

Perchè soffriamo di ansia
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Foto di Stefan Keller da Pixabay

Perchè soffriamo di ansia

L’ansia è una risposta naturale del nostro corpo e della nostra mente a una situazione di pericolo o di stress.

È un meccanismo di sopravvivenza che ci aiuta a prepararci a reagire o ad affrontare una minaccia. Tuttavia, quando l’ansia diventa eccessiva o persistente, può diventare un disturbo che causa significativo disagio e interferisce nella nostra vita quotidiana.

Ci sono molte ragioni per cui una persona può soffrire di ansia. Alcuni dei fattori che possono contribuire all’ansia includono:

1. Predisposizione genetica: studi hanno dimostrato che l’ansia può avere una componente genetica, quindi se ci sono casi di ansia nella tua famiglia, potresti essere più suscettibile a svilupparla.

2. Eventi traumatici: esperienze traumatiche come abusi, incidenti, perdite di persone care o esperienze di vita stressanti possono contribuire allo sviluppo di ansia.

3. Disturbi di salute mentale: l’ansia può essere un sintomo di altri disturbi, come il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo di panico, il disturbo ossessivo-compulsivo o il disturbo da stress post-traumatico.

4. Stress e pressione sociale: la pressione degli impegni lavorativi, familiari o sociali può causare ansia. Vivere in una società in cui siamo costantemente bombardati da notizie negative e stimoli stressanti può aumentare il senso di ansia.

5. Problemi di salute fisica: alcune condizioni mediche come disfunzioni tiroidee, disturbi del sonno, problemi cardiaci o disturbi neurologici possono essere legate all’ansia.

È importante sottolineare che l‘ansia è un disturbo molto comune e che può colpire chiunque. Se provi ansia e questa interferire nella tua vita quotidiana, è consigliabile cercare il supporto di un professionista della salute mentale.

Per affrontare la vita non basta essere capaci, abili, intelligenti. Bisogna anche essere coraggiosi, tenaci, riuscire a controllare la propria ansia e quella degli altri.
Francesco Alberoni, Abbiate coraggio, 1998

Perchè viene l’ansia e poi, cosa è l’ansia

Nell’ansia non mancano mai: preoccupazione, paura, stress, paura di non essere all’altezza.

L’ansia è un modo di essere, momentaneo oppure duraturo, uno stato psichico.

Il soggetto ansioso è preoccupato oppure ha paura.

La paura spesso è senza oggetto, ovvero manca nell’immediato spazio temporale, una minaccia specifica (un cane che mi sta attaccando; una malattia invalidante; insomma un pericolo reale).

Questa paura, oppure preoccupazione, può essere intensa e a volte anche duratura.

Può riferirsi ad un qualcosa di osservabile (non solo esterno ma anche proveniente dalla propria interiorità) ma anche alla incapacità di adattarsi ad un fattore di stress (lavoro, relazioni, salute, etc).

Quali sono le emozioni dell’ansia

Cosa sono le emozioni e quali sono quelle tipiche dell’ansia? Sono quelle citate sopra (paura, preoccupazione, etc) accompagnata da sintomi fisici che, per l’ansia sono o possono essere: nausea, dolori al petto, respiro corto, palpitazioni, tremore, mal di pancia, etc.  

 

Persino le mie ansie hanno l’ansia…
Charlie Brown, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000

Il soggetto ansioso può essere distinto in funzione della sintomatologia.

Quindi da un lato troveremo la sensazione di essere minacciati;  questa ‘paura’ si traduce, sul piano fisiologico in una sorta di preparazione alla lotta; avremo quindi un’alterazione dei parametri fisiologici quali l’aumento del battito cardiaco, della pressione del sangue, della sudorazione, aumento della tensione muscolare, etc.

Chi soffre d’ansia, può avere, nei casi estremi, una reazione emotiva abnorme, come ad esempio terrore, attacchi di panico, brividi, nausea, etc.

Tuttavia, l’ansia è un’emozione come tutte le altre (rabbia, infelicità, paura, tristezza) ed entro certi limiti, è adattiva, avendo permesso all’umanità di sopravvivere.

L’ansia quindi, entro i limiti descritti sopra, va considerata come una risorsa importantissima, dal momento che tende a proteggerci dai rischi, innalzando il livello di sicurezza e permettendoci di aumentare le nostre prestazioni.

Si pensi ad esempio all’innalzamento dell’ansia in prossimità di un colloquio di lavoro oppure di un esame.   

L’ansia è l’interesse che si paga su un guaio prima che esso arrivi
William Ralph Inge

I limiti dell’ansia

A tutto però c’è un  limite, anche all’ansia quindi.

Se l’innalzamento è eccessivo oppure ingiustificato, potremmo avere una reazione opposta, ovvero inadeguata e bloccante.

In questo caso il ricorso alla psicoterapia (in casi estremi coadiuvati da un’appropriata terapia farmacologica) di tipo analitico (per scoprire le reali cause, spesso di natura prevalentemente inconscia) risulta essere il modo più rapido ed efficace.

Legati all’ansia ci sono anche altri disturbi più specifici che sono:

Le fobie, il panico, il disturbo ossessivo compulsivo, il disturbi da traumi, la paura (di volare, la paura di guidare), ansia da prestazione, disturbi sessuali, etc.).

Lettura psicoanalitica dell’ansia

In psicoanalisi, più che di ansia, si usa il termine di angoscia.

Secondo la psicoanalisi, i meccanismi di difesa dell’Io, impediscono a specifiche pulsioni di essere soddisfatte. 

Queste pulsioni, o spinte pulsionali furono in un periodo remoto (tipicamente prima infanzia) tanto desiderate ma proibite o vissute come tali.

Il conflitto tra principio del desiderio e principio della realtà non fu risolto e quindi subì il destino della rimozione

L’attuale ansia viene dall’emergere di questi desideri (contrastato dalla difese dell’IO). Poiché questi contenuti (rimossi) non vengono riconosciuti, il soggetto tende a indirizzare sul mondo esterno, oppure sul proprio corpo, ciò che in realtà investe esclusivamente il proprio mondo psichico.  

Quindi, ci troviamo in presenza di un conflitto interiore.

L’individuo, colpito da questo complesso, vive (quindi costruisce e osserva una realtà che non esiste) come se fosse in presenza di una catastrofe imminente.  

Ci si trova, quasi sempre immancabilmente, in contesti ove il modello di attaccamento del bambino è stato inadeguato, non ponendo in modo opportuno, le condizioni minime per favorire uno sviluppo in grado di contenere e gestire l’angoscia.

L’angoscia può essere nevrotica (quando il pericolo percepito è interno); reale, quando il pericolo è esterno.

Freud, in merito all’angoscia,  lo ricollega al trauma dei traumi: il trauma della nascita.

L’atto della nascita è la prima esperienza d’ansia e quindi la fonte e il prototipo della sensazione d’ansia
Sigmund Freud

Nel nascere, proviamo una profonda angoscia, dal momento che il nascituro non può assolutamente fare nulla.

Quindi, quando l’adulto prova angoscia, rivive quel momento.

Nel tempo, quel trauma si trasforma e diviene angoscia ogni qualvolta si teme di perdere l’oggetto (mamma, partner, etc) e in particolare di perdere il suo amore o la sua stima.

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