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Il regalo di Natale

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Questo articolo, invece, il ‘caso clinico’ del signor T. potremmo collocarlo nell’ambito dei traumi infantili mai superati e che hanno tracciato un profondo solco nella vita e minato il naturale ‘divenire’ a cui tutti siamo chiamati. L’articolo è tratto dal volume:  ‘A colazione con Jung’, di Gian Piero Quaglino e Augusto Romano a pagg. 58e segg …

Quando aveva cinque anni, il signor T., per Natale aveva ricevuto in dono da un ricco zio il Piccolo chimico. Il giorno dopo, il regalo era sparito. In cambio, suo padre gli aveva fatto trovare un volumetto di poesie di Ada Negri (che bello!) Da quel giorno il signor T. aveva cominciato a dubitare dei regali che riceveva. A volte li vegliava per notti intere ed aveva chiesto di poterli custodire in un robusto armadio di ferro del garage.

Già laureato, il signor T. venne a sapere che suo padre non volendo che ricevesse regali troppo costosi, prima aveva nascosto il suo Piccolo Chimico e poi lo aveva gettato nell’immondizia. Non fu una bella scoperta, ma ormai tutto era molto lontano e, del resto, anche lo zio era morto dopo quel Natale.

Come talvolta succede, quando il signor T. fu padre a sua volta, ebbe un comportamento ben differente: essi ricevevano ogni anno decine e decine di regali, piccoli e grandi. Si era anzi instaurata una specie di gara in cui si trattava di battere il record dell’anno precedente. I figli, tuttavia, di anno in anno, sembravano mostrarsi sempre più indifferenti a questa storia. Così, capitò più di una volta, in occasione di una qualche operazione umanitaria, di vederli preparare, con un’insolita vivacità, scatoloni di regali da inviare in paesi meno fortunati del loro, alcuni dei quali ancora nella loro bella confezione natalizia.

Per il resto al signor T. non piaceva né fare regali né riceverne. Sin dal giorno del matrimonio aveva voluto stabilire con sua moglie il principio di rinunciare ad ogni regalo. Si sarebbero amati e basta. E’ vero che gli era capitato per il 25° anniversario di acquistare un prezioso gioiello, ma si era quasi scusato, sostenendo che si trattava di un “Investimento” e aveva preteso che fosse sempre custodito in una cassetta di sicurezza. Con parenti e amici, con i quali no aveva stabilito nessun patto, aveva adottato una sua regola: ogni anno verso giugno provvedeva a compilare una lista di regali che avrebbe voluto (ma sarebbe meglio dire, che avrebbe sopportato di) ricevere. Per la precisione, le liste erano diverse a seconda del destinatario (del donatore). “così gli altri non si prenderanno troppo disturbo nel pensare a me”, sosteneva. Ogni anno la lista variava, con la sola sostituzione del regalo già ricevuto: “così, prima o poi, questa storia finirà”, aggiungeva.

Per i regali che gli toccava contraccambiare, il signor T. se la cavava più facilmente: sceglieva il dono tra il 10 e il 25 di ottobre, lo stesso per tutti (immancabilmente un libro di poesie) e un numero leggermente superiore ai destinatari (“c’è sempre qualcuno che ha la malaugurata idea di farti un regalo imprevisto, così io mi levo subito il pensiero”). I regali che avanzavano, li riportava in gennaio in libreria e li cambiava con altri libri che, tuttavia, restavano intatti nella sua non vasta biblioteca.

A settembre di quest’anno il signor T. si trovava a Londra per lavoro. Avendo deciso di fermarsi per il fine settimana, si prese un sabato mattina per girare il mercatino di Portobello. In un negozietto di giochi d’epoca, trovò una confezione di Piccolo Chimico che gli ricordava quel lontano Natale.  Il prezzo era piuttosto alto e così si stupì non poco di ritrovarsi con quel gioco più tardi nella sua camera d’albergo.

La domenica mattina, al controllo bagagli dell’aeroporto di Heathrow gli addetti alla sicurezza ebbero da ridire su quel’”oggetto”. Il signor T. disse che era un gioco. Gli addetti risposero che non glielo facevano passare. Il signor T. disse che voleva parlare prima con il comandante del volo, poi con  il direttore dello scalo e infine con l’ambasciata italiana. Gli addetti risposero, ogni volta, che non era possibile. Il signor T. si alterò. Gli addetti gli sequestrarono il gioco  e lo obbligarono a procedere. La fila dietro di lui si allungava. Orami vicino alla porta del metal detector, il signor T. vide con la coda dell’occhio gli addetti alla sicurezza, che mettevano il suo Piccolo Chimico in un contenitore dei rifiuti.

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