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La Grande Madre

La grande madre uroborica
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La Grande Madre

ovvero: L’Io sotto la dominanza dell’Uroboros

Quando l’Io comincia a emergere dall’identità con l’Uroboros…” il primo dualismo è appunto imposto dallo strapotere oscuro del mondo e dell’inconscio e poi tutto appare in chiave di dualismo: piacere e dolore, da cui deriva una madre terribile o dolce (se volete, la madre quando fa il bagnetto e quando allatta, ma anche la natura che distrugge o nutre). Di volta in volta: io e il mondo, io e l’altro, io e il mondo interiore… 

Questo stadio è di dipendenza; il bimbo cerca la madre, l’umanità cerca una divinità naturomorfa. “Lo stadio dell’Uroboros materno è caratterizzato dal rapporto del bambino piccolo con la madre, dispensatrice di nutrimento; ma è contemporaneamente anche un periodo storico, in cui è massima la dipendenza dell’essere umano dalla terra e dalla natura”.

La dipendenza di ‘bambino-Io-coscienza’, di volta in volta da ‘madre-inconscio’ e da ‘terra-natura’, illustra il rapporto del personale col transpersonale e la dipendenza del primo dal secondo. In questo periodo della storia della coscienza nasce la prima religione quella, appunto, della Grande Madre che forse è sentita e comunicata con esperienze, più che predicata. Non si configura come un’organizzazione, come, ad esempio,  la ‘costruzione del Tempio’ .

La fase di sviluppo individuale segnato dall’archetipo della Grande Madre è stato uno degli elementi centrali della psicologia del profondo che ha attribuito alla relazione primaria con la madre un potere altamente costruttivo e distruttivo per la costruzione della personalità e del Sé. Neumann in particolare evidenzia il grande potere negativo di una relazione distruttiva con la madre. Egli dice: La Grande Madre non è soltanto la Dea che decide della vita o della morte, o che determina uno sviluppo positivo o negativo; il suo atteggiamento è al tempo stesso un giudizio, una sentenza di alta corte. Nessuno sviluppo o razionalizzazione successiva può cancellare questa convinzione di una colpa primaria, poiché il disturbo del rapporto primario ha effettivamente leso l’individuo e lo ha portato ad uno sviluppo sbagliato che fornisce continuamente, a posteriori, ragioni sufficienti a giustificare il senso di colpa”.

Affinché l’Io possa sostenere il confronto con la Grande Madre archetipica deve formarsi una coscienza di Sé forte, in modo da poter scindere la situazione originaria di indifferenziazione in coppie di opposti. Qui avviene dunque un altro stadio: quello della separazione dei genitori del Mondo, processo attraverso cui vi è la scissione tra la parte conscia e quella inconscia. Qui viene superata la forte ambivalenza della fase precedente poiché quello che è buono viene separato da quello che è cattivo e l’IO si identifica con un solo lato di questa opposizione, mentre le altre polarità di opposti cadono automaticamente nell’inconscio, o nell’Ombra. L’Io qui inizia però a soffrire, perché vive anche il senso di colpa e il senso di divisione e di separazione.

La separazioni dei genitori del mondo, ovvero: Il principio degli opposti

Sir James George Frazer (1854-951) studioso di etnologia religiosa ritiene che i fenomeni religiosi costituirebbero un’evoluzione delle pratiche magiche dei popoli primitivi: “E’ credenza comune tra i popoli primitivi che il cielo e la terra fossero originariamente uniti; il cielo aderiva alla terra, o era elevato così poco sopra di essa, che tra i due non c’era spazio sufficiente per camminare in posizione eretta. Dove troviamo tale credenza, l’attuale elevazione del cielo sopra la terra viene spesso ascritta alla potenza di qualche dio o di qualche eroe, che ha dato al firmamento una spinta tale da sollevarlo in aria in modo che da allora è rimasto lassù”.

Solo in questa luce della coscienza l’umano può conoscere. E questo atto del conoscere, della discriminazione conscia, scinde il mondo in opposti, poiché l’esperienza del mondo diviene possibile solo attraverso le opposizioni (almeno in Occidente). Dobbiamo ricordare ancora una volta che il simbolismo dei miti, che noi utilizziamo per comprendere gli stadi dell’umanità non è una filosofia elaborata o una ‘speculazione su qualcosa’. Anche l’opera d’arte e il sogno, con tutta la loro ricchezza di significato, emergono dal profondo della psiche e rivelano il loro senso all’interprete che le comprende, ma abbastanza spesso non vengono spontaneamente capite dallo stesso artista e dallo stesso sognatore. Analogamente, le modalità espressive mitologiche che troviamo nell’umanità sono una rappresentazione ingenua di ciò che avviene nei suoi processi psichici, anche se l’umanità stessa sperimenta e tramanda il mito come qualcosa di completamente diverso…

Coscienza è liberazione: questa è la parola d’ordine inscritta in tutti gli sforzi dell’umano per sciogliersi dalla stretta del drago uroborico primordiale. Quando l’Io pone se stesso al centro e si consolida autonomamente come coscienza di sé, la situazione originaria è necessariamente spezzata”.

All’origine esisteva solo lo atman, (il luogo della coscienza universale è chiamato o atman) sotto la forma di Purusha (essere cosmico primordiale). Guardandosi attorno egli non vide altro che se stesso. In primo luogo pronunciò le parole: “Io sono questo”. La sua estensione era tale quanto un uomo e una donna abbracciati. Li divise in due esseri, questi furono lo sposo e la sposa.

Il mondo comincia solo con l’avvento della luce, che costella l’opposizione cielo-terra quale simbolo fondamentale di tutte le altre opposizioni. Prima le tenebre non avevano limiti (mito dei Maori). Con il sorgere del sole o, come dice il mito egizio, con la creazione dello spazio atmosferico che separa il sopra dal sotto, comincia il giorno dell’umanità e l’universo diventa visibile con tutti i suoi contenuti“.

In termini psicologici, l’Io, comincia a vedere la luce, a camminare poggiando i piedi sulla terra (Grande madre) ed avendo sopra di se il cielo, la luce (la coscienza).

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