Vai al contenuto
Psicoterapeuta Roma » Articoli » Disturbi alimentari » Storia dell’anoressia

Storia dell’anoressia

Reading Time: 3 minutes

L’anoressia (dal greco ἀνορεξία anorexía, comp. di an- priv. e órexis ‘appetito’) è la mancanza o riduzione dell’appetito. Si tratta di un sintomo che accompagna numerose e distinte malattie, ed è dovuto a diverse cause. Noi parleremo solo dell’anoressia nervosa.
Facciamo prima però un po’ di storia.
Prima dell’era cristiana la cultura descriveva esclusivamente persone su di peso perché denotavano salute e possenza fisica (periodo preistorico, di cui però non si hanno testimonianze), oppure benessere sociale (ad Atene oppure Roma). Tuttavia anche tra gli antichi romani ci si metteva a dieta sia per ragioni estetiche che salutari, e a purificare il corpo dagli eccessi e dalla tossicità di certi alimenti.
In questo periodo si comincia a parlare anche di digiuno che veniva praticato per motivi spirituali. Gli asceti consideravano il mondo materiale corrotto e il digiuno (quasi totale) veniva per liberarsi lo spirito (oltre che il corpo). Dobbiamo a Platone (Fedro) l’origine di tale pratica (ascetismo) per cui alleggerendo il corpo si liberava l’anima che poteva così ricongiungersi con i divino.
Dal decimo secolo (medioevo) molte donne ma anche monaci anacoreti praticavano il digiuno in opposizione alla mondanità della chiesa. Le famose sante ascetiche (di cui alcune diventarono sante, ad esempio Santa Caterina da Siena, proprio grazie all’uso del cibo strettamente necessario alla sopravvivenza) oppure i padri del deserto potrebbero forse rappresentare le prime forme note di anoressia che la storia conosce.
Il digiuno inoltre veniva usato anche come forma di penitenza (in tutte le religioni il digiuno viene usato come forma per purificarsi dei propri e altrui peccati) utile per placare la colera divina.
Nel cristianesimo il cibo è spesso associato al peccato (la mela di Adamo), tra i mussulmani il periodo del Ramadan obbliga i fedeli ad astenersi sia dal cibo che dai rapporti sessuali.
Astenersi dal cibo quindi va bene, ma senza esagerare. Nel medioevo infatti l’astinenza prolungata poteva essere vista come atto di superbia e quindi condannata dalla chiesa.
Chi disdegnava le cose buone come la sazietà e la buona salute non veniva visto con favore della gente comune.
Tra le varie culture umane possiamo tracciare alcuni tratti comuni e cioè, ad esempio, la funzione espiatrice dei peccati del digiuno, il divieto di usare certi alimenti (carne di maiale ad esempio oppure la carne il venerdi, etc).
Come abbiamo detto sopra, il rifiuto di alimentarsi era visto con sospetto soprattutto in periodi di carestia dove il cibo era considerato il bene più prezioso e anzi, veniva offerto in sacrificio per propiziarsi il benvolere degli dei. Per questa ragioni quindi i digiunatori e le ‘sante ascetiche’ venivano guardati con sospetto e quindi affidati più agli esorcisti o stregoni piuttosto che ai medici.
In seguito (Rinascimento) si parla di asceti noti per il digiuno ma anche di fanciulle miracolose ma anche del contrario, cioè di soggetti dall’aspetto grasso che erano additati e molto apprezzati e invidiati perché era sinonimo (come al tempo dei romani) di agiatezza.
Ma, cos’è l’anoressia?
Come abbiamo visto sopra, descrive una persona senza appetito (non inappetente) in modo patologico che appunto, può giungere al punto di rifiutare totalmente il cibo.
L’anoressia nervosa, viene considerato un disturbo narcisistico che porta il soggetto a sentirsi forte perché in grado di opporsi al cibo.
Pare che tale ‘resistenza al cibo’ negli USA riguardi circa 8 milioni di soggetti, mentre in Italia ce ne sarebbero circa 110 mila e i dati statistici dei paesi ricchi e industrializzati sostengono che ne soffre l’1% della popolazione compresa tra 13 e i 25 anni.
Inutile dire che colpisce prevalentemente le donne tra i 12 e i 25anni (anche se sta aumentando anche tra gli uomini) e questo fenomeno è costantemente in crescita e si conclude tragicamente per il 3-5%, rendendo tale disturbo la prima causa di morte tra le malattie psichiatriche.
Per le donne il problema è più sentito proprio perché sanno che il loro corpo è uno strumento principale di richiamo per l’altro sesso e quindi la scelta (anoressia – bulimia) è un modo (non verbale) per esprimere il loro disagio dando voce al corpo per dichiarare al mondo tutto il loro star male. Gli uomini fanno lo stesso ma scelgono un’altra strada, la tossicodipendenza.

 

Leggi anche cosa succede quando si va dallo psicologo

Condividi questo articolo sul tuo social network preferito
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy
Whatsapp: Puoi contattarmi qui per ogni informazione