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Lo stress sul lavoro con il capo e i colleghi
Lo stress è parte integrante del nostro vivere sia negli eventi positivi sia nelle avversità. Quando non ci sentiamo sicuri nell’affrontare un evento comincia la preoccupazione e ci sentiamo stressati. Quindi stress = sforzo.
Cosa genera lo stress? Per un avvenimento che procura una emozione, oppure un cambiamento, o che ci impone una decisione, il nostro corpo subisce una serie di adattamenti definiti.
La risposta allo stress
Prima fase: mobilitazione dell’energia; il corpo scarica adrenalina, il cuore batte più velocemente, si inizia a respirare più velocemente; si genera un’azione difensiva
Seconda fase: consumo dell’energia accumulata; il corpo scarica dalle proprie risorse zuccheri e grassi accumulati; in questa fase ci si sente oppressi e stanchi.
Terza fase: esaurimento dell’energia accumumulata; il bisogno di energia del nostro corpo diverrà maggiore della sua abilità a produrlo, si diventerà stressati cronici; in questo caso si avranno sintomi relazionali: isolamento, solitudine; mentali: difficoltà di concentrazione; emotivi: ansia, irritabilità, sbalzi di umore; fisici: insonnia, disturbi digestivi.
Il meccanismo difensivo distruttivo nella condizione di stress.
In una condizione di allarme l’organismo libera degli ormoni che concorrono a caricarlo nel migliore dei modi per far fronte agli eventi stressanti; l’azione è paragonabile all’olio che lubrifica il motore, perciò viene stimolato il fegato a liberare più zucchero e nel sangue vengono anche rilasciati più grassi e più amminoacidi componenti delle proteine.
Tutte queste sostanze sono un’ottima fonte di energia, indispensabile a superare un momento di difficoltà, ma la loro produzione eccessiva, dovuta ad uno stress forte e prolungato, diviene dannosa, infatti il continuo accumularsi di stimoli stressori porta ad un’attivazione fisiologica e psichica eccessiva, imponendo all’organismo sforzi esagerati e innaturali.
Infatti, liberando troppo zucchero è difficile che questo sia utilizzato completamente per cui può aversi uno stato simile a quello del diabete. Liberando troppi grassi si giunge ad un aumento del colesterolo e dei trigliceridi e, verosimilmente, a disturbi arteriosclerotici.
Mobilizzando troppi amminoacidi da varie strutture organiche, con il processo di disintegrazione, si riduce la massa muscolare, si assottiglia la cute e diminuiscono di volume i tessuti linfoidi; fenomeno, quest’ultimo che porta ad un indebolimento delle difese immunitarie (Commissione Europea, “Guida sullo stress legato all’attività lavorativa”.)
Un recente studio descrive ciò che accade lungo l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) che controlla la secrezione del cortisolo, l’ormone dello stress, nelle vittime di mobbing. I lavoratori che hanno subito violenze prolungate sul posto di lavoro modificano le secrezione di cortisolo e questo ha gravi conseguenze sia per la salute fisica che emotiva.
In conclusione, le vittime di mobbing sono caratterizzate da una ridotta attività tonica dell’asse HPA per cui si avrà quale conseguenza un cedimento dell’organismo e un decadimento generale con possibili patologie cardiovascolari, ulcera, scomparsa del desiderio sessuale, ecc.
Riassumendo
Lo stress ha una valenza positiva quando si tratta di un fenomeno di breve durata che in pratica ci da la giusta quantità di adrenalina, in questo caso ci sentiamo particolarmente produttivi ed efficienti.
Lo stress diventa nocivo per la nostra salute.quando si protrae per lunghi periodi di tempo assumendo il carattere della cronicità.
La risposta allo stress è soggettiva. Alcune persone lo sopportano senza problemi, mentre altre non ne tollerano la benchè minima quantità. E’ opportuno perciò che ogni individuo impari a gestire le proprie energie in funzione degli impegni da assolvere.
Lo stress legato all’attività lavorativa si manifesta quando le richieste dell’ambiente da lavoro superano la capacità del lavoratore di affrontarle e confrontarle. Ricerca sullo stress legato all’attività lavorativa. Agenzia Europes per la sicurezza e la salute sul lavoro, lussemburgo 2000.
Lo stress legato al lavoro rappresenta la seconda malattia professionale più diffusa nell’Unione Europea dopo il mal di schiena. In Europa ne è affetto un lavoratore su quattro; le donne risultano essere più colpite, ma per entrambi i sessi lo stress può rappresentare un problema in tutti i settori e a tutti i livelli di organizzazione.
Lo stress legato all’attività lavorativa può essere provocato da rischi psicosociali, quali la progettazione, l’organizzazione e la gestione del lavoro, nonchè da problemi come vessazioni e la violenza sul lavoro ma anche da rischi fisici come la rumorosità e la temperatura.
Nel 2005, più del 20% dei lavoratori dei 25 stati menbri dell’Unione Europea, ha creduto che la sua salute fosse a rischio a causa dello stress sul lavoro (Fourth European Working Conditions Suevey, 2007).
Di recente una nuova sindrome, verso cui bisogna porre molta attenzione, sta entrando nel mondo del lavoro ed è stata definita Tecnostress; “… è il disturbo causato dall’uso scorretto ed eccessivo di tecnologie dell’informazione ed apparecchi informatici e digitali”.
In altre parole tutta quella tecnologia informatica e/o digitale esplosa nel fine secolo e generata per essere d’aiuto come: la telefonia cellulare, il computer, la TV interattiva, ecc; a cui si dedicano moltissime ore lavorative e non; ha come conseguenza un abnorme flusso di informazioni quali: banner flash, spam, e-mail, mms, sms e quant’altro, procurando una vera e propria forma di dipendenza con conseguenze pesantemente stressanti e l’insorgenza di tutte le possibili patologie stress- correlate (Tecnostress in azienda, 2008).
Come uscirne.
Rispondo con una battuta, letta giorni fa su un giornalino che distribuiscono in metro a Roma.
Un ragazzo dice al padre di non voler più l’I-Phone perchè i contatti con i propri amici li vuole face-to-face e non face-to book.