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Psicologia quantistica – dialettica Jung – Pauli

Psicologia quantistica
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Psicologia quantistica – dialettica Jung – Pauli.

Chi era Jung

Dopo Freud, credo si possa tranquillamente dire che Jung sia stato lo psicologo più famoso al mondo. In merito al contesto di questo articolo, Jung  contrariamente ad altri colleghi, ha cercato, trovandola, una base oggettiva fornita dalla fisica moderna, come ulteriore supporto al modello della psiche che aveva in mente.

Chi era Pauli

Premio nobel  per la fisica nel 1945 “per la scoperta del Principio di esclusione, detto anche il principio di Pauli” (ove si afferma che due fermioni identici non possono occupare simultaneamente lo stesso stato quantico).

Tali scoperta ha fornito le basi che hanno contribuito a comprendere e sperimentare il fenomeno dell’entanglement quantistico. Contrariamente ai suoi colleghi, tentò una interpretazione della fisica quantistica non solo dal punto di vista fisico e filosofico ma anche psicologico.

Esiti della collaborazione

Pubblicarono un volume Naturerklarung und Psyche – Jung e Pauli 1952 (L’interpretazione della Natura e della Psiche).

Il risultato di questa collaborazione fu quella che possiamo sintetizzare con il termine-concetto di Sincronicità.

Psicologia quantistica – Cosa è la sincronicità

Entrambi gli autori definirono la sincronictà come:

Due o più eventi, anche non simultanei e apparentemente accidentali possono definirsi sincronici se:

  • L’ipotesi di un nesso casuale è assurda o impossibile;
  • Questi eventi sono collegati grazie ad un significato che hanno in comune (potrebbe essere espresso anche simbolicamente);
  • Ogni coppia di tali eventi è contiene una parte percepita esternamente ma prodotta internamente.

Alcuni esempi

Pensare a Maria e vi arriva un suo SMS! Oppure lavorare ad un tema, cercate un libro in libreria e ve ne cade uno, che si apre, guarda caso proprio su quell’argomento! Leggere una frase che ci colpisce e poco dopo sentircela ripetere da un’altra persona! Pensare ad un numero e vedere passare una macchina con lo stesso numero impresso sulla carrozzeria etc.

Ma l’esempio più eloquente è sicuramente dato dal principio dell’entanglement, dove una particella influenza l’altra, nello stesso istante, indipendentemente dalla distanza.

Psicologia quantistica –  cos’è?

Partendo da Jung e Pauli, quindi da un certo tipo di psicologia e da un certo tipo di fisica, e partendo da alcuni principi legati al soggetto e all’oggetto potremmo dire:

  • in psicologia:
    • da eventi: temporali (casualità: due eventi provocati dalla medesima causa in tempi diversi;
    •                   : a-temporali: stesso evento in spazi diversi.
  • In fisica:
    • principio di non località: entanglement quantistico.
  • In ambito neurologico:
    • gli studi sul cervello e i recenti studi di neuroscienza: possiamo fare riferimento a quanto scoperto in merito ai neuroni a specchio (rilevante per l’apprendimento e per i processi evolutivi) e la cosiddetta neuroplasticità ovvero la capacità di modellare noi stessi attraverso la modifica delle strutture del nostro sistema nervoso (pensando, i pensieri diventano cose; i fatti e queste ‘cose’ sono misurabili). Sempre grazie alla cibernetica, è stato possibile ipotizzare il sistema delle reti neuronali e il loro funzionamento.

 

Psicologia quantistica – Principi comuni della fisica e della psicologia

Volendo fare una ‘forzatura’, potremmo accostare i risultati della fisica quantistica (valida solo per il mondo microscopico) con i fatti psicologici degli esseri umani (che appartengono alla fisica Newtoniana); vediamo di seguito alcune cose apparentemente in comune.

L’osservatore può influenzare il comportamento dell’osservato. Che influenza può avere in fisica e nella psicologia?

  • Fisica: esperimento della doppia fenditura – ove si dimostra che la materia si comporta come onda oppure come particella, in funzione della presenza o meno dell’osservatore – dualismo onda-particella della materia:
  • psicologia: agli esseri umani accade la stessa cosa. Se camminando non ’vedo nulla’ , ovvero, la mia attenzione non si focalizza su qualcosa di specifico, tutto procede senza interferenze; se invece mi focalizzo e ad esempio, osservo le persone (un bel esemplare di maschio o di femmina, oppure una vetrina, oppure un incidente stradale, etc) potrebbe accadere che l’osservato possa pensare di interagire con l’osservatore.

Attraverso tale processo si crea e si cambia la realtà (interna ed esterna al soggetto) da cui si potrebbe quindi evincere che l’attività mentale altro non è che un processo creativo (anche se spesso è solo un processo ripetitivo).

Mentre nella fisica classica il soggetto viene considerato separato dall’evento, questa psicologia sostiene il contrario, ovvero realtà e osservatore sono intimamente correlati.

Quindi, le realtà che si dispiegano non sono state già scritte, dal momento che sono interattive e quindi non prevedibili dal momento che il soggetto e l’evento sono intimamente uniti. Quindi, anche se potrà sembrare un paradosso, il fuori (la realtà esterna) deve ancora essere creato; di conseguenza non è già stato creato.

Tutto ciò che ci circonda (universo) si trova in uno stato di continua creazione e noi non ne siamo creature passive ma artefici. In questa ‘vision’, l’uomo non diviene più vittima degli eventi ma creatore della sua realtà.

Un principio fondamentale della fisica quantistica (sperimentato) sostiene che osservando qualcosa lo si modifica.

Un principio della psicologia sostiene che il nostro pensiero altro non è che un atto di osservazione.  

Esistono alcuni effetti psicologici che si rifanno al principio quantistico di non località (entanglement) che vanno sotto il nome di telepatia, altri sotto il nome di parapsicologia (Jung ha fatto molti studi in merito).

Ora attenzione a questo punto: i teorici quantistici hanno dimostrato che tutti gli eventi quantici, resteranno li, in attesa sotto forma di possibilità. In attesa di cosa? Di una ‘coscienza’  che osserva e la rende attuale.   

Quindi possiamo dire che il mondo (la realtà) è un’entità continua (un punto, poi un altro e così via?).

No, non possiamo dirlo.

Possiamo dire solo che ‘sembra’ continuo (newtoniano e materiale). In realtà è discontinuo dal momento che il punto successivo all’attuale potrebbe essere uno delle innumerevoli possibilità. Oltre ad essere discontinuo, quindi quantico e anche cosciente, ciò che veramente accadrà, dipenderà esclusivamente dalla scelta che l’osservatore deciderà di attuare. 

Da tutto ciò si evince che il pessimista vedrà spesso attualizzato quanto temuto; l’ottimista quanto desiderato. Perché? Perché delle infinite possibilità del ‘punto’ successivo, entrambi tenderanno a scegliere in funzione di ciò che si pensa (ricordate, osserviamo ciò che pensiamo).

Tutti siamo più o meno vittime di qualche nevrosi ma ad esempio le personalità ossessive riusciranno con fatica ad ‘esercitare’  questo tipo di coscienza dal momento che sono ‘prigionieri‘ di tutta una serie di ritualità a cui non riescono a sottrarsi.Per loro sarà più facilmente applicabile quando la loro nevrosi, al momento patologica, viene risolta.

Per tutti gli altri invece, potrebbe tornare di grandissima utilità rilevare che: il prossimo punto, non necessariamente è prefigurato, prevedibile, etc, ma può essere anche creativo, cioè completamente diverso da ciò che noi stessi (ma anche tutti gli altri) si attendono.

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