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La sincronicità e il caso

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La sincronicità e il caso

Esiste la sincronicità e … come si coniuga con il caso?

Al contrario di “…Democrito che ‘l mondo a caso pose …” (Divina Commedia, Canto IV, Inferno), Jung è convinto del contrario e con i suoi studi sulla sincronicità, tenta di porre le basi scientifiche per dimostrare e dimostrarci che il caso non esiste.

Una delle citazioni utilizzate spesso da Jung sulla sincronicità è tratta da “Alice nel paese delle meraviglie ” di Lewis Carrol, dove la Regina dice ad Alice:

“… è una memoria ben misera quella che ricorda solo ciò che è già avvenuto …”

Esistono invece infiniti segnali che ci dimostrano che le coincidenze, quelle significative (cosi come le ho descritte nell’articolo: Sincronicità: una legge che unisce cose simili) sarebbero legate da un filo che ha radici contenute dell’inconscio collettivo, e che sono mediate dagli archetipi.

Per sincronicità Jung intende “la risultante di due fattori: 1) un’immagine inconscia che si presenta direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata alla coscienza come sogno, idea improvvisa, presentimento) 2) un dato di fatto obiettivo che coincide con questo contenuto.
La sincronicità sarebbe cioè la “coincidenza” temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale, che hanno uno stesso o analogo contenuto significativo

Quotidianamente accadono cose (che spesso ignoriamo) che sosterrebbero la tesi Junghiana. Esistono insomma,  legami sottili che si creano tra le cose, tra le energie.

Alcuni esempi:

  • Anna si lascia con Antonio dopo una lunga storia. Dopo qualche anno si fidanza con Luigi e viene a scoprire che in passato era stato fidanzato con la sorella di Antonio.
  • Quanta gente perde lo stesso oggetto tante volte e, immancabilmente torna?

 

Nell’articolo precedente ho accennato al caso clinico dello Scarabeo: Una giovane paziente di Jung fece un sogno, in un momento in cui la cura ‘segnava il passo’, cioè era impantanata soprattutto per le forti resistenze della paziente.decisivo della cura.

Nel sogno riceveva in dono uno scarabeo d’oro. Mentre raccontava questo sogno Jung stava seduto voltando la schiena alla finestra chiusa. D’un tratto udì alle sue spalle un rumore, si voltò e vide un insetto alato che, dall’esterno, urtava contro il vetro.

Aprì la finestra e prese al volo l’insetto. Era l’analogia più prossima a uno scarabeo che si possa trovare alle nostre latitudini, ossia uno scarabeide, una Cetonia aurata, il comune coleottero delle rose, che evidentemente proprio in quel momento si era sentito spinto a penetrare, contrariamente alle sue abitudini, in una camera buia.

Jung, che si sentiva disperato in merito alla guarigione della donna, in quel momento fu certo che ella ce l’avrebbe fatta.

Cosa che in effetti avvenne. Lo scarabeo, simbolo classico di rinascita  non era arrivato a caso. Dall’enorme magazzino di quello che Jung definisce “l’inconscio collettivo” il potere simbolico dello scarabeo riuscì a mettere in moto nella paziente il processo di trasformazione.
Verrebbe quindi da dire che un simbolo non è mai a caso.

Sempre a Jung, in un periodo in cui si occupava di una ricerca con tema “il simbolo storico del pesce”, il giorno primo aprile sono capitati 6 o 7 fatti che facevano riferimento al pesce anche quando svolgeva tutt’altra attività.

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