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Il mondo clericale e il problema del sesso

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Uno studio pubblicato sul “Journal Sexual Addiction & Compulsion”  ha preso in esame il clero americano (ovviamente un suo campione, tra l’altro non rappresentativo dell’intera popolazione); tale studio evidenzia problemi di natura sessuale: dipendenza dal sesso reale ma anche da quello virtuale.  

Tali ricerche (sessualità tra i membri del clero) sono per ovvi motivi molto scarsi; difficilmente il mondo religioso ne parla volentieri. Tuttavia i risultati, anche se scarni, indicano che il mondo clericale lotta con questo problema, con un tasso di incidenza simile a tutte le altre professioni.

Non dimentichiamo che tra il 1943 e il 1954, un psicologo, guarda caso, americano, Abraham Maslow,  elaborò un concetto chiamato gerarchia dei bisogni o necessità (“Hierarchy of Needs“). Invento una ‘piramide dei bisogno’ (vedi sotto) suddivisi in 5 livelli, che rispecchia un processo che ogni individuo attraversa. Esprime la necessità di soddisfare bisogni sempre crescenti. Al primo livello, il più elementare, quello fisiologico, Maslow cita: respiro, alimentazione, sesso, sonno, omeostasi.piramide di maslow

Insomma, secondo Maslow (e secondo il pensare comune) non si può vivere senza mangiare (vorrei vedere), senza respirare (mi pare evidente), senza dormire (provate a non dormire per 3 giorni di seguito), senza evacuare (no comment) e, incredibile, anche senza fare sesso.

Quindi se accettiamo che è impossibile vivere senza quelle cose, sesso compreso, non si capisce perché il clero (cristiano) ne debba fare a meno. Come psicologo non lo capisco. (Gesù Cristo pare fosse sposato con Maria Maddalena e avesse avuto figli – addirittura alcuni autori ipotizzano che i figli di Gesù diedero origine alla dinastia Merovingia ma tutto questo non  è stato mai confermato da nessun documento storico e anzi sono sempre state respinte dalla chiesa come opere di pseudostoria ma anche come teorie cospirative).

La natura ha prodotto maschi e femmine e l’umanità sopravvive grazie alla sessualità (ci saremmo estinti da tempo altrimenti). Il cattolicesimo impone la castità ai sui ministri ma alcuni di loro evidentemente non ci riescono. Lo vediamo dalle cronache di tutti i giorni (preti papà, monache in clausura incinte, preti pedofili, preti che stuprano suore) ma anche da specifici studi, tra cui quello che sto citando.

Uno per tutta valga il caso Spotlight che nel 2002 il giornale Boston Globe, denunciò l’arcivescovo Bernard Francis Law, della chiesa di Boston per aver coperto molti casi di pedofilia nella sua diocesi e che diede il via a tantissime altre indagini all’interno della chiesa cattolica. L’indagine evidenziò anche che il problema riguarda il 6% dell’intera popolazione clericale.

Per il CENSIS, lo 0.07 di casi di pedofilia riguarda il clero (sacerdoti condannati in 50 anni) mentre nel resto della società civile abbiamo circa 21000 casi di pedofilia all’anno (1 ogni 400 minori).

Questi dati però sono incompleti perchè esistono molti  casi non denunciati, quindi secondo gli analisti, il sommerso sarebbe enorme.

Riprendendo i dati della ricerca, sembrerebbe che almeno il 37% dei membri del clero intervistato, ammette di cadere in tentazione e di vedere su internet   materiale pornografico.

I ricercatori ipotizzano che i lunghi periodi di isolamento a cui i sacerdoti e le monache sono esposti  starebbe alla base di questa tendenza.  Il che, aumenterebbe il rischio della dipendenza sessuale on line.

L’indagine si è avvalsa della collaborazione di 26 appartenenti al clero protestante americano (6 erano donne); l’età dei partecipanti era compresa tra 26 e 67 anni, e lo strumento usato era un questionario online. Tutti i partecipanti erano consapevoli che la ricerca e le risposte alle domande era in forma anonima.

Risultati

Il 19% aveva tutte le caratteristiche della dipendenza sessuale e 5 di essi avevano anche una dipendenza da cybersesso.

I ricercatori evidenziano, come ulteriore elemento dell’indagine, che i risultati potrebbero essere falsati per salvaguardare il crisma di ‘purezza’ che il loro ruolo richiede; di conseguenza  le risposte potrebbero non essere totalmente veritiere e quindi il 19% potrebbe essere ben più elevato.

Questo studio esclude a priori che il campione di 26 soggetti possano veramente rappresentare l’intera popolazione clericale. Vuole essere, a detta dei ricercatori, un solo punto di partenza.

Un’ultima considerazione

Dubito che se il celibato e la castità, vissuti, dal singolo membro della chiesa, con piena accettazione e maturità, possono tradursi in una piena realizzazione sul piano religioso ma è altrettanto indubbio, che questa è solo una delle tante vie possibili e tutto ciò viene ampiamente dimostrato da tante altre religioni, altrettanto degne del cattolicesimo.

Non dimentichiamoci che il sacerdote è un essere umano come un altro.

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