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Le formule dell’amore

Le formule dell'amore
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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Le formule matematiche dell’amore

Da quando è nata l’umanità, questa si è sempre lasciata travolgere dal sentimento più esplosivo e coinvolgente: l’amore.

Sull’amore tutti hanno tentato, in vario modo, di dargli una definizione. Nessuno mai è riuscito però a mettere il punto.

Ci hanno provato i pittori, i filosofi, i poeti, i cuori disperati, i cantori omerici, gli psicologi, gli psicoanalisti ma quello che ci mancava era una rappresentazione in termini matematici e addirittura della fisica quantistica.

Le formule matematiche dell’amore, incredibilmente, sono state cercate e trovate, anche dai fisici.

Con l’aiuto di formule algebriche hanno tentato di dimostrare cosa è l’amore, come reagire a certi moti emotivi, oltre quale parametro sarebbe meglio lasciarci, e alla fatidica domanda: quanto mi ami, è possibile stabilire certissimamente un numero.

E’ amore solo se x è > di…

Sono in tanti ad essersi cimentati in questa materia. In tanti hanno tentato di applicare l’algebra alle dinamiche amorose al solo scopo di ottenere maggiori informazioni in merito a quanto ci sta accadendo. Qualcuno ne riderà, ne sono certo ma chissà, forse tutto sommato potrebbe non essere del tutto sbagliato.

Infatti, la matematica ha restituito all’umanità la possibilità di attingere a tantissime informazioni che hanno migliorato la vita stessa e sicuramente, la miglioreranno sempre di più.

Pensiamo ad esempio alle previsioni del tempo, alla costruzione di macchine, di città, alla comprensione dell’universo e a quello delle sub particelle atomiche.

La matematica che misura l’amore

Pensiamoci bene in merito all’amore. Li dentro ci sono tanti numeri.

La relazione amorosa è intrisa di comportamenti densi di fatti che possono essere categorizzati e quindi utilizzati, chissà forse con una qualche utilità pratica.

Gli schemi del comportamento amoroso possono andare dal numero delle relazioni, alla durata delle stesse, da quanti compagni di letto abbiamo avuto, da quanti amici abbiamo su facebook, dal numero della chat che scambio sui social, dalla mia età, dall’età del partner, da quanto stiamo insieme …

In merito agli schemi poi, non sono rigidi ma mutevoli, subiscono continue modifiche, ed evolvono. Non è quello che accade in amore?

Ebbene, partendo da tali presupposti, qualcuno sostiene che potrebbe essere un oggetto di studio della matematica.

Anche se ha dell’incredibile, molti studiosi stanno tentando di ‘misurare’ questo sentimento che fa dannare e sognare l’umanità dall’inizio dei tempi.

Grazie a questi numeri, forse potrebbe essere possibile trovare una risposta ai dubbi degli innamorati. Una delle domande più importanti potrebbe essere, ad esempio, se la storia che sto vivendo, ciò che sto provando in questa relazione, è un reale sentimento oppure un autoinganno.

La formula dell’amore

Un psicologo sociale, Donn Byrne di una università americana, una formuletta è riuscito a tirarla fuori. Chiunque usando la sua formula è in grado (?) di controllare se siamo veramente innamorati oppure no.

Ecco la formula di cui stiamo parlando:

1,7 x A + 1,5 x B + 1,5 x C + 1,5 x D + 1,3 x E = Y

Vediamo nel dettaglio:

A = attrazione che proviamo verso l’altro

B = quanto ci piace starci insieme

C = quanto è forte la ricerca di momenti intimi

D = quanto è forte l’accettazione 

E = la che la storia finisca

Alle variabili elencato diamogli un voto che va da 1 a 10 e poi … calcoliamo il valore di Y, ovvero un numero che ci dice quanto siamo innamorati.

Una volta trovato Y dobbiamo fare una verifica. Rifacciamo il calcolo con un altro soggetto. Il nostro migliore amico. Diamo un numero (1-10) pensando non più al partner bensì alla persona più cara che abbiamo.

Secondo Byrne, il livello della nostra relazione può considerarsi stabile se  i due valori (Y del partner meno Y dell’amico) è almeno 15.

Quindi se è almeno 15, vorrà dire che ci teniamo più al partner che all’amico di almeno 15 o più lunghezze e che la relazione è di natura amorosa cioè, siamo innamorati

La formula della stabilità di coppia

La stabilità di coppia si può misurare sulla base di alcuni comportamenti. Se in una coppia prevale lo schema COCCOLE, rispetto a quello INSULTI, avremo pochi dubbi in merito alla stabilità. Ma come definirne il limite?

In questo caso ci viene in soccorso il professor John Gottman, anch’egli professore di una prestigiosa università americana che sembrerebbe abbia dedicato la sua vita di studioso alla ricerca di questa formula della felicità. Quindi se una coppia regge o meno, dipenderebbe da questa formula:

S/G > 5

100 – N > 90

Vediamone il significato.

La prima, S/G > 5: S = coccole, carezze, sguardi di complicità, … assolutamente 5 volte di più di quelli negative (G) come ad esempio critiche, urla, commenti negative, sgarberie, …

La seconda invece 100 – N > 90  = elencando 100 commenti che facciamo, i negativi (N) possono essere al massimo 10, non di più. Se tutto ciò, c’è, quindi vengono rispettate, allora si, la coppia sopravvive.

Formula della insicurezza

Tra lformule matematiche dell’amore, c’è anche quella in grado di predire come evolve la relazione nel tempo, e rispondere alla domanda: come potrà svilupparsi la relazione che stiamo vivendo?

Anche qui abbiamo un ricercatore, questa volta un italiano, il prof Sergio Rinaldi, del Politecnico di Milano. Ogni relazione può essere tipizzata, e le possibili relazioni possono essere ricondotte ad equazioni differenziali, quelle che normalmente vengono usate per prevedere il movimenti che i pianeti fanno. 

Per il professor Rinaldi, l’amore non è altro che:

A(t) = A(t-1) – D+R+F

Significato:

Il sentimento di amore (A) che proviamo per lei/lui in un determinato giorno (t) è = a quello provato il giorno precedente (t-1) a cui bisogna togliere la dimenticanza (D), ciòè quando ci scolleghiamo, perdendo così la nostra connessione amorosa,  perché vogliamo starcene per conto nostro, a cui va aggiunto R, ovvero il rinforzo che ci viene fornito dall’amore che il nostro partner prova per noi; aggiungiamo poi la fascinazione (F) che suscitiamo nel nostro partner.

Qui abbiamo semplificato dal momento che le tre variabili (D, R, F),  sono anch’esse il risultato di altrettante equazioni differenziali.

Rinaldi sostiene che è dimostrabile in termini matematici che se il nostro partner fa di tutto per migliorare il proprio aspetto, oppure si veste in modo ricercato ed elegante, inevitabilmente ci porta ad essere maggiormente attratti e/o innamorati. Quindi se l’amore di un partner così attento cresce solo del 2%, quello di chi guarda cresce almeno del 5%.

Se è complicato definire un amore classico, ovvero tra due persone, la cosa si complica se diviene  un triangolo, ovvero un dei due, ha due partner. In questo caso, dove ad esempio uno dei due è legato a due persone, viene usata la matematica particolare, quella del caos. In questo caso assistiamo ad una oscillazione tra i due, come quella di un’onda tra le due persone frequentate.

 Il matrimonio che dura

Naturalmente non poteva mancare una formuletta anche per il matrimonio. Chi non vuol sapere se il proprio matrimonio sarà stabile?

Secondo un professore di psicologia di Harvard, il dr Zick Rubin, la sopravvivenza del matrimonio è direttamente proporzionale a quanti sguardi ci si scambia. Le coppie che si ammiccano di più, hanno maggiore chance di sopravvivenza.

La fisica quantistica e l’amore

Anche la fisica quantistica si è cimentata nel definire, quantisticamente, la relazione amorosa. La famosissima equazione di Dirac è stata definita la più bella formula del mondo ed è la seguente:

“(∂ + m) ψ = 0”

Questa equazione (che in termini fisici è sbagliata), descrive un fenomeno (vero) chiamato entanglement quantistico, che in poche parole dice che: se due sistemi interagiscono (nel mondo delle microparticelle) per un po’ e poi vengono separati, non possono definirsi più come due sistemi distinti dal momento che divengono una sola cosa perché condividono alcune proprietà.

Ecco perché gli innamorati ci vanno pazzi, dal momento che anche se si separano si continuerà ad avere, almeno per un certo tempo, l’uno un qualcosa dell’altro.

Due persone innamorate, sono connesse e si autoinfluenzeranno a vicenda. Se si lasciano, l’influenza resterà ancora viva ad esempio sotto forma di sofferenza. Poi piano piano ci si sgancia e tutto torna (anche se mai più completamente) come prima.

Gli uomini intelligenti

Numerosi studi, sostengono prove alla mano, che le donne preferiscono gli uomini più intelligenti.

Secondo studi recenti, il cervello dell’uomo, negli ultimi 3.000.000 di anni è aumentato di volume e complessità, grazie ad un fattore ben specifico ovvero la selezione naturale che hanno fatto le donne.

Le donne hanno favorito la crescita di due organi: il cervello e il pene.

Le donne scegliendo gli uomini che sembravano più intelligenti, inevitabilmente scartavano gli altri che non hanno potuto trasmettere i propri geni.

Questa modalità è iniziata prima ancora di HOMO, quindi già da australophitecus afarensis. Le femmine ominidi, non sceglievano i partner sulla base dell’abilità nel costruire oggetti ma sulla base di due fattori: l’intelligenza e le dimensioni del pene.

Quindi questi due caratteri sono passate attraverso la scelta naturale. Entrambe le caratteristiche venivano preferite perché garantivano più degli altri la possibilità di riprodurre figli più intelligenti e forti sessualmente.

Ma tornando ai giorni d’oggi, una ricerca fatta dall’associazione psicologica americana, si è focalizzata sull’intelligenza minima.

Cosa vuol dire intelligenza minima e a quale ambito ci stiamo riferendo?

Ovviamente ci riferiamo alle coppie, e l’intelligenza minima si riferisce a quella che uomini e donne richiedono dal partner per imbastire un qualsiasi rapporto, anche quello di una notte di solo sesso.

Ebbene, lo studio evidenzierebbe che le donne sono molto ma molto più esigenti degli uomini.

I numeri riportati non sono certo lusinghieri per gli uomini, infatti le donne scarterebbero il 40% dei possibili partner mentre gli uomini solo, provate a indovinare, il 25%.

Le cose cambiano quando l’oggetto in questione è il matrimonio. In quel caso gli uomini alzano l’asticella, infatti scarterebbero quasi il 55% delle donne, un limite ben superiore di quello del mondo femminile.

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