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Frequento una persona ossessiva

Frequento una persona ossessiva
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Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Frequento una persona ossessiva

Le persone che soffrono di DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) hanno la necessità di ‘sentirsi a posto’. Frequenti una persona ossessiva? Non lo dimenticare mai.

Cosa vuol dire: sentirsi a posto

Chi ne soffre, ha il bisogno di sentire che tutto è a posto, ovvero, ciò che indossa, ciò che possiede, come organizza la sua stanza, come si lava, quante volte si lava, come chiude la porta, come chiude l’acqua, come e quante volte controlla che è ben chiusa, come prende appunti a scuola, fare cose per un certo numero di volte in modo perfetto (altrimenti deve ricominciare), camminare tra una mattonella e l’altra, contare i passi che fa, oppure ricominciare a contarli ad esempio ogni 5 passi, lavare il pavimento 5 volte al giorno, lavarsi i denti anche 17 volte al giorno perché:

‘appena mi sveglio lavo i denti; dopo aver fatto colazione, lavo i denti; prima di uscire di casa, lavo i denti; appena arrivo in ufficio, lavo i denti; a metà mattina, se prendo un caffe, lavo i denti; prima di pranzo, lavo i denti; dopo pranzo, lavo i denti; a metà pomeriggio, lavo i denti; prima di uscire dal lavoro, lavo i denti, appena arrivo a casa, lavo i denti; prima di cena …. Dopo cena …. E così via’.

Ecco, questo potrebbe voler dire: ‘sentirsi a posto.

I rituali ossessivi

Di DOC, ne soffre più o meno il 2% della popolazione e l’età è ininfluente dal momento che anche i bambini ne soffrono. La persona si sente ingabbiata in un circolo senza fine di rituali ossessivi, che possono anche essere compulsivi. Questi rituali sono processi mentali ripetitivi, possono riguardare aspetti fisici (compulsivi) oppure solo mentali (ossessioni pure).

Sono manifestazioni autonome, prendono possesso del cervello e oscurano tutti gli altri pensieri (che possono anche essere importanti perché legati alla realtà).

Ogni persona è unica nel suo genere e nel caso delle ossessioni accade la stessa cosa. Le ossessioni di Tizio, sono diverse da quelle di Caio.  

E’ come se avesse due cervelli, uno ‘normale’ che sa che il suo comportamento può sembrare ridicolo ma l’altro cervello, quello ossessivo, non lo prende minimamente in considerazione.

Le possibili fissazioni vanno dall’ordine alla pulizia, ma anche a quella di essere omosessuale senza saperlo.

Ossessioni – quali cure

Curare questa patologia non è semplice dal momento che ogni paziente ha modalità diverse; quindi ogni caso va affrontato individualmente per scoprire cosa va bene per lui. Trovare la cura, è la cosa più difficile. In alcuni casi, i pazienti dovranno abituarsi ad una convivenza con la propria ossessione e farla diventare il proprio stile di vita.

Come vivere con una persona ossessiva

Vivere e in alcuni casi crescere con una persona affetta da tale patologia, indubbiamente genera dei cambiamenti. Avere accanto un ossessivo potrebbe essere paragonato ad un tango (ove l’uomo conduce la danza e la donna si lascia condurre). Anche se sei tranquillo, anche se ti fai guidare, loro devono sapere che ci sei, che stai attento a loro e che tu non li tratti come diversi.

Alcuni suggerimenti

Cosa è il disturbo ossessivo-compulsivo o DOC, ne abbiamo già parlato altrove, e sappiamo che in presenza di una persona cara che ne soffre, tutto il contesto ne risente.

Ne risente infatti lo spazio comune, la routine quotidiana, e tutto ciò che di pratico c’è all’interno della relazione  (fratello, genitore, partner, …).

Ecco che apprendere come gestire il soggetto, cominciando dal riconoscerne i sintomi, diviene utile anche per farsi aiutare a trovare il modo per recuperare le energie spese in questa lotta quotidiana.

Alcuni suggerimenti pratici possono aiutare a gestire al meglio una situazione che a volte è critica oltre l’inverosimile.

  1. Diario: registrare cosa e quando accade potrebbe tornare utile, in particolare se si tratta di un bambino.
  2. Distrazione: se il soggetto vuole fare il gesto compulsivo, proponi di fare altre cose: due passi, scrivere qualcosa, fare sport, …
  3. Le tue abitudini: non le stravolgere. Sii presente senza alimentare la sua ossessione. Non lasciarti impressionare, si adatterà.
  4. Non assecondare: tutti gli studi evidenziano che assecondare il bisogno dei rituali, ovvero adattarsi ai comportamenti maniacali del famigliare ossessivo, alimenta il vortice di ansia, di paura e delle eventuali compulsioni, determinando un aggravamento dei sintomi. Quindi, non assecondare mai azioni che a nostro giudizio sono ossessive (non rispondere alle stesse domande, se la persona ha paura di qualcosa, evitare di rassicurare, …). Se leggi solo ora, e quindi fino ad oggi hai assecondato perché ti sembrava la cosa migliore, non puoi improvvisamente cambiare atteggiamento. Informa (lui/lei e il resto della famiglia) che ci sarà una graduale diminuzione del coinvolgimento tuo e della famiglia ai suoi rituali. L’obiettivo è quello di ridurre tale frequenza fino alla loro totali abolizione.
  5. Ambiente: sii affettuoso e incoraggiante. Pur non assecondando le sue manie, chiedi cosa potresti fare per aiutarlo/a. fagli capire che gli atteggiamenti compulsivi sono il sintomo di una malattia e che tu, non hai nessuna intenzione di aggravarne i sintomi. Sarebbe come mandarlo in giro d’inverno, con abiti estivi. Le parole affettuose, di comprensione ma caratterizzate da fermezza (assertività) è ciò di cui si ha veramente bisogno al fine di limitare gli atteggiamenti errati. Incoraggiamo i comportamenti consoni, rendiamoli responsabile dei propri comportamenti e se serve, quando serve, non neghiamo un abbraccio
  6. Circoscrivere: chiedi di limitare azioni compulsive solo in certi ambienti della casa; gli eventuali gesti/rituali (chiudere una porta, la finestra, chiudere/aprire acqua, … devono essere limitate solo a certe stanze.
  7. Ambiente domestico: contribuiamo ad abbassare i contrasti che potrebbero crearsi
  8. Rimprovero: evita di farlo ed evita punizioni. L’altro è malato, non lo dimenticare. Se fosse cardiopatico non gli chiederesti di fare una corsa oppure una scalata in montagna.
  9. Traguardi: vanno tutti festeggiati, anche se minimi.
  10. Solitudine: trascorri del tempo lontano da quella persona. Trascorri del tempo per conto tuo. Evita di correre il rischio del burnout (bruciarsi). Se sei troppo preoccupato per la persona malata, corri il rischio di perdere la necessaria lucidità. Il tempo passato lontano, per conto tuo, serve anche ad eliminare la tensione che nel tempo hai accumulato. Solo se sei sempre ‘destressato’ potrai mantenere il necessario equilibrio che la situazione richiede.
  11. Decisioni: cosa si può fare per contrastare il disturbo? Che decisioni utili si potrebbero prendere? Confrontiamoci con l’interessato prima di consultare gli altri.
  12. Interessi: non trascurarli; non lasciarti inglobare nelle ossessioni dell’altro, cura i tuoi interessi, insegui sempre le tue passioni, in particolare se devi convivere con un disturbo come questo.
  13. Ciò che provi è normale: ti senti affranto, arrabbiato, confuso, ansioso, sopraffatto in riferimento alla persona in oggetto? E’ normalissimo! Questa malattia è complessa ed è causa di frustrazione continua in tutti coloro che ne sono coinvolti. Ma, ricordati che tutto ciò è generato dalla malattia, non dalla persone che ne soffre. La persona che ne soffre, è anche altro e sicuramente è in grado di darti anche altro. Focalizzati su questo e tutto sembrerà più facile. Se pensi a questo, sarà più facile evitare lo scontro oppure provare rancore per la malattia e mai con la persona.
  14. Psicoterapia: come prima cosa, suggerisci una visita dallo specialista. Come risultato sarà possibile intraprendere una cura che, asseconda della gravità, potrà essere integrata (farmaci e psicoterapia). E’ importante riuscire a convincere la persona a curare il disturbo. I tipi di approccio sono equivalenti (io suggerisco una terapia di tipo analitico – sono uno psicoanalista) dal momento che ciò che conta è la ‘relazione’ che si instaura con il terapeuta. Ricordo ad esempio che una terapia si è conclusa nel momento in cui il paziente mi ha confessato che i suoi pensieri li ha sempre ma che, da un certo momento, ha deciso di seguire ciò che ci eravamo detti nel corso dei nostri incontri (i pensieri sono inutili e in alcuni casi nocivi); ha deciso quindi, una volta che i pensieri sopraggiungevano, di interromperli, notando che riusciva a giungere a fine giornata sereno e tranquillo e questo solo perché glielo avevo detto io, dal momento che mi percepiva come autorevole. Se diviene necessario l’uso dei farmaci, che a volte rappresentano un sostegno prezioso, inutile fare gli eroi, usiamoli.

Le varie forme del DOC che esprimono alcune delle paure di: 

  • Malattie: compulsione legata all’igiene; persone che ad esempio si lavano le mani ripetutamente;
  • Pericolo: controllo continuo (gas chiuso, porta chiusa, finestra chiusa; ….) pensano che gli oggetti di uso quotidiano siano pericolosi;
  • Catastrofi: le persone insicure o con bassa stima e con un profondo senso di colpa, hanno paura di catastrofi immediate oppure di essere punite per le proprie colpe;
  • Superstizione: queste persone esprimono la loro compulsività curando la disposizione delle cose (quell’oggetto deve essere esattamente li), dei numeri, dei colori, …
  • Accumulo: le persone che accumulano, temono che se gettano qualcosa, potrebbe accadere di tutto (c’è gente che oltre a non buttare assolutamente nulla, vanno in giro a raccogliere cose (riviste, etc.) che vengono accatastate nella casa (che non contieni più nulla).
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