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La tecnologia e la solitudine

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La tecnologia e la solitudine

La solitudine può essere risolta in mille modi, anche con la tecnologia. La tecnologia dei Social Network, delle chat, dei siti per incontri, … offre un sistema molto veloce per cercare e trovare un eventuale partner.

Attenzione però all’uso che se ne può fare, che può essere terribilmente riduttivo e frustrante e in alcuni casi anche pericoloso.

La solitudine è un sentimento molto diffuso e uno psicologo dell’Università di  Chicago, John Cacioppo, attraverso le sue lezioni, le sue conferenze ed i suoi libri, ce ne parla diffusamente, evidenziando un aspetto curioso, ovvero la solitudine non va intesa con un rilevanza esclusivamente psicologica ma si estende anche al livello fisiologico, al livello di ogni singola cellula

Cacioppo sostiene che il collegamento attraverso i Social Network, oppure attraverso gli animali domestici, Dio o Budda, possa essere letto anche come un tentativo di soddisfare i propri bisogni.

I surrogati però, non garantiscono il risultato, dal momento che per certi bisogni occorre l’interazione con un altro essere umano con cui instaurare rapporti reali e stabili.

I Social Network, offrono indubbiamente svariati benefici ma, sostiene Cacioppo, sono contradditori dal momento che possono creare anche impressioni e aspettative errate. Non vengono create nuove reti sociali, ma semplicemente soltanto uno spostamento di piattaforma.

Facebook raramente distrugge amicizie create sulla piattaforma della vita, ma difficilmente (anche se non è impossibile) ne crea di nuove. Però una cosa è certa, incrementa in maniera anche vertiginosa, il numero di contatti che a loro volta possono tradursi in frequentazioni reali.  

Cacioppo paragona metaforicamente Facebook ad una macchina dove la si può guidare da soli oppure con amici. La macchina in sé, non genera solitudine ma, se trasporta un solo passeggero, favorisce l’isolamento delle persone, in particolar modo nelle gradi città. Il car sharing invece è tutta un’altra cosa, infatti è socialità, condivisione e forse anche integrazione.

Tutto lo sviluppo umano sembra costruito proprio con l’intento di creare solitudine, isolamento; ad esempio, ristoranti self service, casse automatizzate, Telepass, risponditori automatici, etc … il telefono ha ridotto al minimo i rapporti con il vicinato, i moderni cellulari ci fanno estraniare dalle persone intorno a noi e i Social Network online hanno creati mondi virtuali che illusoriamente creano tanti contatti ma pochissime relazioni.

Il successo di Facebook si deve al fatto che tutto diviene possibile, gli utenti disegnano se stessi basandosi sulle regole imposte dallo strumento; il risultato è che si ha l’illusione che tutto sia vero, mentre in realtà è falso, dal momento che tutto appare e non è assolutamente possibile dimostrare né la falsità, né la veridicità.

 

Tutti i Social obbligano ad un continuo ‘rifarsi il trucco’  per mantenere la propria presentabilità, evidenziando quindi non la spontaneità ma gli aspetti narcisistici che inducono all’esibizionismo e a quella leggerezza necessaria per catturare l’empatia, la simpatia e l’attenzione.

Quindi, si tende ad avere cura sia del proprio profilo che del proprio modo di stare online; peccato però che manca il riscontro sociale, generando il  più delle volte un incremento della solitudine e delle frustrazioni.

 

Facebook è  il mondo della vanità, del presenzialismo, ci invita a cercare i ‘mi piace’, allontanandoci dal mondo reale ove ci si deve impegnare per risultare credibili e instaurare relazioni vere, ma anche ad indurci al ricerca di una solitudine sana, ove ricaricarsi e creare o ri-creare.

Invece accade che spendiamo sempre più tempo su Facebook, alimentando però solo la nostra solitudine meno sana, quella negativa da cui se ne trae un maggiore isolamento e una serie di altre paure.

Si passa molto tempo online al solo scopo di cercare chi o cosa possa soddisfare i bisogni e le aspettative. Per tutto ciò, pubblichiamo contenuti, andiamo a curiosare sulle pagine altrui, etc.

Pare che su Facebook, nei we, si caricano circa  1 miliardo di immagini, più del 50% degli utenti si collega almeno una volta al giorno, ci si sveglia accedendo, ci si addormenta allo stesso modo. Nel corso della giornata tanti accessi, più o meno brevi (in funzione dei messaggi/notifiche ricevuti).

Dopo tutta questa fatica, si decide di spegnere il telefono (c’è anche chi non lo spegne mai), ci si stacca dalla rete (c’è chi non lo fa mai), e molti (fortunatamente non tutti), si ritrovano com’erano: soli, frustrati e con tante difficoltà a costruire relazioni sociali vere e sane.

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