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Effetto Mozart: cosa c’è di vero

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Effetto Mozart: cosa è e cosa c’è di vero

L’Effetto Mozart è una teoria scientifica, non ben consolidata e con scarsa attendibilità scientifica del 1993 ipotizzata da due fisici: Gordon Shaw e Frances Rauscher.

Secondo i due fisici, l’ascolto della Sonata in re maggiore per due pianoforti (KV 448) di Wolfgang Amadeus Mozart starebbe alla base di un  aumento (temporaneo) delle capacità intellettive riscontrate in un gruppo di volontari.

Effetto Mozart. Lo studio

Pubblicata su Nature, venne in seguita contestata da numerosi altri studi (diventati anch’essi pubblicazioni scientifiche), ove in buona sostanza veniva dichiarato che nessuno aveva ottenuti gli stessi risultati.  

I due ricercatori però, ci hanno riprovato in seguito (articolo del 1997) riconfermando i risultati. Anche in questo caso però, nessuno tranne i due ricercatori, sono mai riusciti nell’intento di ripetere e ottenere gli stessi risultati.

Sembra però che tale mancanza di risultati simili sia dovuto al fatto che ci sia stato un fraintendimento.

Pare cioè che il miglioramento di questi risultati ci sia stato ma solo laddove la stimolazione si riferiva all’intelligenza spazio-temporale (pare che esistono 9 tipi di intelligenza) e questa presunta migliorata capacità intellettiva durava solo 15 minuti.

Quindi questa ipotesi non venne presa in considerazione perché nessuno è mai riuscito ad ottenere gli stessi risultati.

Tuttavia, il  dipartimento di psicologia del Wisconsin, tramite studi successivi del 1998, dimostrò che l’ascolto della musica di Mozart, effettivamente provocava un aumento, temporaneo dell’intelligenza spazio-temporale.

Per 60 giorni alcuni ratti subirono l’ascolto di Mozart (la sonata K448); dopo questo esperimento, questi ratti riuscirono a trovare l’uscita da un labirinto meglio di chi non aveva ascoltato questa musica.

Quindi ad oggi si può sostenere che tale incremento intellettivo, dopo l’ascolto della sonata 448, è temporanea e riguarda solo l’intelligenza spaziale che è legata al riconoscimento delle forme (uscire da un labirinto, ad esempio) ma anche allo sviluppo dell’orientamento (per non perdersi in città, prima di uscire, potrebbe essere propedeutico ascoltare questa sonata). I chirurghi e i programmatori, potrebbero essere i maggiori beneficiari.

All’interno della Sonata in re maggiore per due pianoforti sembra, sempre secondo la teoria, che ci siano toni binaurali (I toni binaurali  o battiti binaurali dall’inglese binaural beats), vengono percepiti dal cervello quando due suoni vengono ascoltati separatamente attraverso degli auricolari)  in grado di portare il nostro cervello alla frequenza più alta funzionando come la  CPU, l’ascolto di Mozart farebbe aumentare i Mhz del nostro cervello.

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