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PH acido e riduzione dell’ansia

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Correlazione del ph del sangue e l’ansia

Tantissimi studi sostengono che mantenere il sangue con un ph superiore a 7,4 è utile per fronteggiare più efficacemente il rischio tumore.

Altri sostengono invece che il nostro PH varia di pochissimo (per esempio un pH di 7,3 o di 7,5 per pochi minuti, potrebbe non provocare danni particolari) lasciando intendere che oltre questi valori si potrebbero avere conseguenze dannose per il nostro organismo e che quindi il PH deve essere 7,4.

Vero o non vero, per mantenere un PH così elevato può essere utile avere una dieta alcalina che preveda di assumere alimenti alcalini – come vegetali, frutta fresca, tuberi, noci e legumi – riducendo quelli acidi, come cereali, carni e formaggi;  da evitare inoltre alcolici, bevande gassate e alimenti molto salati. 

Il limone, ha un pH molto basso, per via della presenza dell’acido citrico; tuttavia viene considerato un  alcalino dal momento che le sue componenti acide sono di natura organica e  vengono   metabolizzate dall’organismo ed eliminate con la respirazione, mentre quelle basiche inorganiche vi rimangono più a lungo.

Quindi alla base della nostra salute c’è l’utilizzo di una dieta alimentare che spesso trascuriamo. Forse alcuni ignorano che per vivere in buona salute è necessario trovare un giusto mix tra cibi acidi (con ph minore di 7) cibi neutri (con ph 7,04)  e cibi alcalini (ph maggiore di 7,04). Il che equivarrebbe al bilanciamento tra i due diversi cibicibi e ph.

Acidità, la vera causa del cancro?

Il premio nobel per la medicina, Otto Heinrich Warburg, nel 1932 affermò che la causa primaria del cancro è da attribuire all’acidità dell’organismo. Troppi cibi acidi, sosteneva, associato ad una attività fisica scarsa impediscono alle cellule un’adeguata ossigenazione.

Le cellule tumorali per vivere hanno bisogno di un ambiente carente di ossigeno e acido.

In quali casi l’acidità non è sempre un male.

Uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience da alcuni ricercatori Maryland afferma che in alcuni casi è un valido alleato per disturbi come l’ansia.

In pratica si è scoperto che quando si evidenzia un aumento dell’acidità in alcune zone del cervello (studio condotto su alcuni animali) si assiste ad una riduzione della sintomatologia ansiosa che inevitabilmente alla fine del processo di ricerca, potrebbe portare alla messa in produzione di farmaci utili ai soggetti che ne soffrono.

Indubbiamente con l’ansia, si hanno difficoltà nella gestione delle emozioni tra cui la paura; a livello fisiologico, questa situazione è caratterizzata da un incremento dell’attività dell’amigdala basolaterale (Bla) deputata al controllo delle emozioni di cui sopra. Sembrerebbe che i neuroni presenti nella Bla, evidenziano canali ionico-acidi denominati Asic1a che sarebbero sensibili ai cambiamenti del PH nell’ambiente esterno alle cellule.

Attivando questi canali, i ricercatori hanno registrato una diminuzione dell’attività delle cellule limitrofe e, neanche a dirlo, ad una diminuzione dei comportamenti associati all’ansia.

Pur non avendo partecipato alla ricerca, Anantha Shekhar, dell’l’Indiana University, ha commentato che i dati fin qui raccolti, suggeriscono che attivando questi canali in particolare in quelle aree che gestiscono la paura (amigdala) si è giunti ad una svolta nella comprensione per regolare i comportamenti ansiosi.

Ecco quindi che i nuovi farmaci che verranno, saranno utili per contenere gli attacchi di panico e le sindromi post-traumatiche.

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