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Aspettando Godot

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Si dice che Samuel Beckett avvicinandosi ad una folla di persone che assisteva al Tour de France, chiese   loro: ”Cosa fate?” La risposta fu: “Aspettiamo Godot”, il ciclista più anziano (e lento) della gara. Qualcuno sostiene che  questo fatto, potrebbe aver ispirato la stesura dell’opera.

   La storia è semplice: due uomini con abiti consumati e malconci ,Vladimiro ed Estragone  sono in attesa di un tizio non ben definito: Godot, che dovrebbe fare per loro qualcosa di utile come dar loro un riparo per la notte e magari anche un pasto caldo. Chi sia questo Godot  e quando arriverà lo si ignora.  Arriva un tal Pozzo, un possidente che si porta dietro, legato ad una corda, il suo servitore, Lucky. Il nuovo arrivato li informa che Godot non arriverà se non domani. Pozzo irride loro e il mondo per poi andarsene   al mercato dove ha intenzione di vendere il suo servo. I due comprendono quindi che l’attesa è rimandata. Tutto sembra sospeso  e ci si perde in un inutile chiacchiericcio interminabile a volte ironico a volte confuso nell’attesa di Godot (di cui non si nulla anche perché inutile). Insomma, ci ritroviamo in un’apologia del nulla.

Cosa si cela dietro questa storia se non i meri tentativi e propositi di mettere su famiglia, comprarsi una casa, iniziare una nuova vita, trasferirsi all’estero (uno di questi giorni parto   …) oppure, uno di questi giorni inizio un’analisi.

Ma, il motore della psicoanalisi non si occupa proprio di questo? Dare senso al nulla di cui spesso l’animo umano si sente  invischiato? Un nulla da cui trarre il senso della vita? Una possibile risposta a domande del tipo: chi sono e dove vado? Chi sono e cosa devo fare? Chi sono e qual è il senso della mia esistenza?  La psicoanalisi non si è forse occupata da sempre di spiegare le ragioni delle azioni umane e del perché da un progresso mentale ne emerga subito dopo un altro e poi un altro ancora e così via?

Il processo psicoanalitico, tramite la relazione che scaturisce dal trasfert porta l’analizzando a coinvolgersi emotivamente e in questo coinvolgimento si predispone ad un cambiamento che porta inevitabilmente ad una nuova dimensione cognitiva.

Freud ha sostenuto che i desideri  e i conflitti inconsci trovano nel sogno un’espressione metaforica  e l’interpretazione ne tenta una possibile spiegazione ma, sostiene anche che i moti inconsci raggiungono la coscienza anche attraverso l’arte e, Aspettando Godot, ne è una evidente e indiscutibile conferma.

Ultimo aspetto non meno importante: l’amore. L’amore che non arriva mai. Cosa fare in attesa del suo arrivo? Ecco anche in questo caso siamo come quei personaggi in attesa di un Godot che sta li li, prossimo ad arrivare ma che poi non arriva mai. Cosa fare nel frattempo? 

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