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Le cime delle montagne fanno bene al fisico e alla mente

raggiungere le vette fa benne alla salute
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Arrivare in vetta – vantaggi

Le cime delle montagne fanno bene al fisico e alla mente.

E’ confermato che arrivare in vetta faccia bene sia al fisico che alla mente.

Sembrerebbe un’affermazione ovvia (camminare, aria aperta, ampi orizzonti, panorama mozzafiato, …), ma ora la conferma ci arriva anche da una serie di studi effettuati da due università: la prima di Salisburgo, la seconda dal Colorado. Lo afferma anche la società di Medicina della Montagna.

La montagna fa bene

La montagna fa bene: sembrerebbe un’affermazione banalmente ovvia, alla portata di tutti. Infatti tutti sanno che fare attività fisica fa bene, se poi, invece di farla in cantina oppure in palestra la si fa in natura e più specificatamente, immersi nel spettacolo delle montagne, non si può ignorare quanto possa far bene alla salute.

Di certo molto meglio che lavorare tutta la settimana in  lavori usuranti e poi il fine settimana spenderlo in visite ai centri commerciali.

Non serve lo psicologo o lo psicoanalista per intuire gli enormi vantaggi per la psiche, l’umore, il fisico, … insomma staccare le spina, allontanarsi dallo stress quotidiano, aiuta moltissimo a recuperare energie mentali.

Cosa dice la scienza

Noi possiamo appurare solo pragmaticamente i vantaggi di tale tipo di attività fisica. La scienza invece utilizzando i suoi studi e attraverso una serie di rilevanze scientifiche, conferma, per l’appunto scientificamente, quanto si sosteneva sopra, ovvero che raggiungere le cime delle montagne è benefico sia per il corpo che per la psiche. 

Alcune ricerche condotte dalla società di Medicina di Montagna e dalle università del Colorado e di Salisburgo sostengono che le vette sono un luogo di riabilitazione.  Anche pochi giorni oltre quota mille apportano vantaggi per il nostro fisico che sarebbero quasi immediati infatti alcune cose salgono: le difese immunitarie; altre diminuiscono: tensione muscolare e pressione del sangue.

Ma per chi soffre di cuore? Ebbene, sembrerebbe che a quote più basse, anche per i cardiopatici non ci sarebbero controindicazioni. Addirittura, secondo alcuni, si sono registrati benefici sul colesterolo e sul tasso glicemico.

La montagna come cura

Conosciamo tutti il CAI (Club Alpino Italiano) e farà piacere sapere che è stato tra i primi a intuire come la montagna possa rappresentare una cura per chi soffre di disabilità (sia fisica che psichica). Sarà utile sapere inoltre che sempre il CAI è impegnato nell’offrire dei modi migliori di usufruire di questa possibilità.

Per beneficiare dei vantaggi della montagna, non è necessario soffrire di qualche patologia. I benefici si estendo a tutti, anche alle persone sane.

Anche a quote relativamente basse (1000 – 2000) la sola permanenza, anche nella sola condizione di riposo, genera una sorta di allenamento benefico per il fisico. Anche a quote moderate esiste una minore concentrazione di ossigeno che genera tutta una serie di meccanismi autonomi e compensativi  tesi a ‘difendere’ l’organismo.

Già a quelle quote abbiamo un fiato più corto e di conseguenza un’accelerazione del battito cardiaco. Quindi, anche senza fare nulla, ad esempio in condizione di riposo, è salutare per l’organismo.

L’Altitude Research Center del Colorado ha stabilito che le altitudini generano un miglioramento della funzionalità degli eritrociti.

Gli allenamenti ad esempio delle squadre di calcio durante i ritiri in montagna, oppure le popolazioni andine o gli alpinisti, sono caratterizzati da soggetti più resistenti non per la rigenerazione dei globuli rossi ma, come dicevamo sopra, per il miglioramento delle loro funzionalità.  In altri termini, più in alto si vive o si va, più i globuli rossi aumentano la capacità di tenere e consegnare ossigeno a tutti gli organi del nostro corpo.

Stessa cosa, secondo gli studiosi di Salisburgo per lo sci. Infatti, sciando purifichiamo il sangue, ossigeniamo i nostri tessuti, preveniamo l’insorgenza di diverse malattie, tra cui l’Alzheimer.

Per non parlare poi delle emozioni.

La montagna è curativa, come abbiamo detto, sia per il fisico che per la mente. Secondo un altro studio, i reduci della guerra in Afghanistan, coloro che sono stati ricollocati in una località montana, si sono reinseriti meglio e più velocemente degli altri ed hanno avuto un minor bisogno di farmaci antidepressivi.

Mentalità positiva e potenziale inespresso

Molte aziende cominciano ad usare l’alta quota per attivare il proprio potenziale poco espresso e per sviluppare una mentalità positiva.

La montagna con le sue difficoltà potrebbe essere accostata come metafora alla vita di tutti i giorni.

In entrambi ci sono difficoltà da superare, ostacoli da aggirare, necessari momenti di pausa che nella vita non si prendono mentre in montagna sono indispensabili. Nella vita spesso si cade, anche in montagna accade la stessa cosa.

In entrambe le situazioni emergono i propri limiti. Se salire diviene impossibile perché i muscoli non reggono, oppure le condizioni meteo lo impediscono, non bisogna sfidare né la montagna né se stessi. Occorre fare solo una cosa: tornare indietro.

Non bisogna sfidare la montagna, non bisogna sfidare oltre misura se stessi. In entrambe le situazioni ci vuole armonia.

Un esempio tra tutti ci viene dal grande Daniele Nardi. Ricordate l’alpinista laziale che l’inverno scorso ha perso la vita in Himalaya insieme a Tom Ballard.

La sua impresa era raggiungere una vetta, una delle più difficili, il Nanga Parbat.

Anche lui vede la montagna come una metafora, una metafora che insegna che nella vita ci sono le stesse sfide da superare. Aveva allievi a cui insegnava che in caso di caduta ci si deve rialzare e superare i propri limiti.

Ma la cosa più interessante che insegnava è che bisogna assecondare sempre i propri sogni.

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