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Psicologia e Buddismo

psicologia e buddismo
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Psicologia e buddismo

Esiste una correlazione tra la psicologia e il buddismo?

Iniziamo a parlare di buddismo, partendo da ciò che la psicologia dovrebbe curare: la sofferenza.

Per il Buddismo si soffre perchè si ha una visione errata della realtà e perchè si ignora la vera natura delle cose; più esattamente, l’interesse principale del Buddismo riguarda il nostro stato vitale: la gioia o la sofferenza, che possiamo sperimentare in ogni singolo istante dell’esistenza.

Ciò accade sempre attraverso l’interazione tra condizioni esterne e tendenze interiori. La stessa situazione, per esempio uno stesso posto di lavoro, vissuta da qualcuno come tormento costante, per un’altra persona può essere fonte di soddisfazione. 

Scopo della pratica buddista è quello di rafforzare lo stato interiore, in modo da affrontare e trasformare le situazioni più difficili e negative.

L’insegnamento del Budda, prima di diventare religione, forniva uno strumento utile per liberare il singolo dalla sofferenza e, in tal modo, vivere in serenità; che poi è quello che fa lo psicologo, ad esempio con la psicoterapia individuale.

Lettura di approfondimento – Il buddismo e il disagio psicologico

Cosa si intende per buddità

Lo stato di buddità (ciò la natura di Budda) si ottiene attraverso il pieno controllo della mente, la presenza della realtà, la consapevolezza del cambiamento, il non-attaccamento e la compassione e dedizione verso gli altri.

Per non soffrire bisogna quindi accettare l’impermanenza,  essere cioè consapevoli della continua trasformazione della vita e liberarsi da ogni attaccamento.  

Alla base delle nostre sofferenze psichiche c’è  il pensiero, che non è volontario ma è prodotto automaticamente dalle nostre elucubrazioni, che richiamano alla memoria gli eventuali traumi subiti e i relativi ricordi.

Il buddismo e la meditazione

La nevrosi  è quasi sempre caratterizzata dai pensieri che occupano la quasi totalità della nostra attività psichica, ecco perchè nella meditazione, la regola è quella di  “pensare di non pensare a niente, essere privo di pensieri” mentre nella psicologia si suggerisce di spezzare il circolo vizioso, uscirne, ad esempio pensando ad altro.

Dal punto di vista archetipico la compassione buddhista ha a che fare con l’Anima; le scienze occidentali hanno a che fare con l’Animus.

Quindi il Buddismo può essere visto come un insieme di ‘capacità’ che ci danno la possibilità di vedere le cose come sono in realtà, qui ed ora.

Ma, tra filosofia e religione, passando per la psicologia, ove si colloca il buddismo?

Buddismo: filosofia o religione

L’aspetto filosofico del Buddismo lo si ritrova nei suoi insegnamenti che ci rappresentano una visione logica e completa, spiegando le cose su un piano formale, fatto di parole e idee.

La pratica buddista però è in grado di guidare verso una trasformazione definitiva, perché ci lascia intravedere soluzioni pratiche agli eventi interiori ed esteriori che caratterizzano la nostra quotidianità.

Per la psicologia, invece, il discorso è diverso e quindi dovremmo essere chiari nel definire i reciproci confini.

Nel Buddismo, attraverso la  pratica, si ha la possibilità di realizzare e arricchire la propria visione di se stessi nel mondo. L’assenza  di evidenti tratti nevrotici favorisce indubbiamente il processo.

L’ambito della psicologia, con le sue varie scuole (psicoanalisi ad esempio, ma anche le altre varie terapie non psicodinamiche) hanno la missione di aiutare le persone a risolvere le difficoltà personali, che possono riflettere un evidente disagio psichico ma anche, ad esempio la piena realizzazione delle proprie potenzialità.

Il cambiamento attraverso il processo di trasformazione

Il cambiamento che si ottiene attraverso un processo di trasformazione, può avvenire sia grazie alla psicologia che al Buddismo che, idealmente (ma non esclusivamente) dovrebbe iniziare proprio là dove finisce la psicologia cioè quando le persone hanno risolto le eventuali nevrosi e che quindi, a questo punto, possono trarre il maggior beneficio, perchè possono arricchirsi ulteriormente sviluppando e trovando, grazie al Buddismo,  ad esempio, coraggio illimitato, la gioia e l’amore e le ricchezze innate che una mente libera può offrire.

Praticando, si ottiene come risultato, la piena illuminazione (Buddità) che, in quanto tale, trascende, superandole,  le mete intellettuali o terapeutiche sia della filosofia che della psicologia.

Psicologia, buddismo e fisica quantistica

Inoltre c’è una correlazione con la psicologia Il tempio buddista tailandesee la fisica quantistica (che approfondirò in un altro articolo) che si basa sul concetto che ogni cosa è legata ad un’altra, dagli eventi alle persone.

L’essenza del buddismo sta nella sua essenza, ovvero nella consapevolezza dell’unità e della interrelazione tra tutte le cose dove ad esempio, tutta la materia, anche se separata da spazi più o meno vasti, è collegata ed unita.

Leggi anche cosa succede quando si va dallo psicologo

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