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Cosa sono le fobie

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Cosa sono le fobie

La fobia è una paura esagerata e persistente e duratura nel tempo, nei confronti di un oggetto o situazione che non la giustificano.

Si tratta di una paura sproporzionata al pericolo reale, rappresentato dall’oggetto o situazione in questione, ma che non può essere controllata attraverso spiegazioni razionali, ragionamenti oppure dimostrazioni.

Quali sono gli effetti di una fobia

Parlando di fobia, ci si riferisce a livello clinico, ad una paura che supera le normali capacità volontarie di controllo di un soggetto e che in reazione al suo esistere, produce come effetto l’evitamento della situazione/stimolo temuta, in modo da evitare, alla persona che ne soffre, un temporaneo disagio, che può (o potrebbe) farla sentire anche molto male, con tutti i sintomi psicofisiologici tipici dell’ansia.

E’ evidente però a questo punto, che l’esistenza di una fobia, che può essere più o meno grave ed invasiva, può provocare un certo grado di disadattamento alla realtà sociale, scolastica, lavorativa ed interpersonale.

La fobia, una paura irragionevole

La persona che soffre di una fobia è in grado di riconoscere che la sua paura è irragionevole e che non è dovuta ad una effettiva pericolosità dell’oggetto, attività o situazione temuta.

Le sue cause si collocano altrove, cioè nella propria storia personale, anche se molti preferiscono convivere con fobie dolorose e limitanti anziché comprenderne le origini e liberarsene.

Si prova paura anche nei confronti di un eventuale percorso che le porti non solo a liberarsi di sintomi fastidiosi ma anche delle ulteriori limitazioni ad essi connessi, conoscendone le cause.

Una fobia è dunque una paura estrema, irrazionale e sproporzionata, per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con la quale gli altri abitualmente riescono a confrontarsi senza per questo dover affrontare particolari sintomi e limiti psicologici.

Paure e fobie tipiche

La persona che soffre di una fobia, come ad esempio la paura dei cani o dei ragni, può essere sopraffatta dal terrore, alla sola idea di entrare in contatto con un piccolo ed innocuo animale, come un cucciolo di cane anche neonato o anche, con una lucertola.

Questo accade anche per azioni fatte naturalmente da milioni di persone (passeggiare in una piazza, andare in un centro commerciale, stare in spazi deserti, etc).  

Così ad esempio se la persona soffre di claustrofobia entrerà in un grande stato di ansia fino al terrore, all’idea di dover entrare nella metropolitana perché il timore di cui diventerà preda, sarà quello di non poter uscire come vorrebbe se improvvisamente ci fosse un pericolo.

Fobie ad ansia

Le persone affette da disturbi fobici, sono consapevoli della irrazionalità del loro disturbo ma allo stesso tempo, non riescono a controllare la loro paura.
L’ansia da fobia, o “fobica”, trova una serie di espressioni a livello psicofisiologico.

A livello fisiologico i sintomi più comuni sono i seguenti: tachicardia, vertigini, extrasistole, disturbi gastrici con nausea, diarrea, senso di soffocamento, disturbi urinari, rossore, sudorazione eccessiva, tremore e spossatezza.

Un comportamento tipico di quando abbiamo paura, viene attivato dal nostro sistema di difesa organicistico primordiale  è quello della fuga dall’oggetto temuto che in origine è finalizzato alla propria salvaguardia.

Del resto, quando si ha paura, si sta male ed è normale voler fuggire: la fuga è un’ottima strategia di emergenza. Scappare è una strategia elaborata automaticamente dal nostro SNC quando non possiamo attaccare chi attacca noi, perché lo riteniamo più forte.

E’ un sistema di difesa antico, che un tempo permetteva all’uomo di difendersi dai predatori e dai suoi nemici con i quali non era conveniente combattere in battaglia. D’altra parte, è per l’appunto, solo una strategia di emergenza.

La tendenza invece ad evitare tutte quelle situazioni o condizioni o oggetti che possono essere associate alla nostra reazione di paura o fobica ha, a lungo andare, un effetto negativo di rinforzo sui comportamenti stessi di evitamento.

Questo accade perché la nostra fuga o evitamento, non fa che confermare al nostro inconscio, più ancora che alla nostra coscienza, la pericolosità della situazione evitata e questo ci prepara così all’’evitamento successivo.

Quindi a livello clinico possiamo affermare che ogni evitamento dell’oggetto o situazione temuti, agisce rinforzando negativamente la paura ovvero la amplifica, come se le desse un’ulteriore ragione di esserci.

Se entriamo in una spirale di progressivi evitamenti, non facciamo altro che aumentare la sfiducia nelle nostre risorse e ad un aumento increscioso della reazione fobica.

In queste situazioni, la fobia, l’evitamento e la reazione fobica, potranno arrivare ad interferire in modo significativo con la normale vita quotidiana dell’individuo e con il suo funzionamento lavorativo oppure scolastico oltre che con le sue normali attività e relazioni sociali. In tal modo, il disagio scatenato da una fobia può diventare sempre più limitante.

Consideriamo ad esempio chi soffre della fobia dell’aereo – aerofobia – ma che per lavoro dovrebbe fare brevi trasferte, rese sicuramente più facili da questo mezzo di trasporto,  può ad esempio ritrovarsi costretto/a rinunciare spesso ad incarichi che comportano tali trasferimenti con tutto l’imbarazzo che può derivarne.

Un limite particolare può essere rappresentato dalla fobia di siringhe ed aghi che può spingere alcune persone ad evitare addirittura esami medici necessari o alcuni donne a scegliere di non fare bambini, pur desiderati, per evitare di partorire ed entrare in contatto con simili strumenti medici.

Fobie generalizzate

Parlando di fobie è necessario notare che si differenziano in base al contenuto dell’oggetto temuto (al quale, secondo la psicologia dinamica, sottostà una data proiezione) e che è quindi necessario fare per il momento un distinguo, tra fobie generalizzate e fobie specifiche.

Rientrano tra le fobie generalizzate l’agorafobia (con o senza attacco di panico) e la fobia sociale che hanno un impatto molto invalidante sulle persone che ne soffrono.

L’agorafobia definisce la paura di trovarsi in spazi aperti da soli, là dove se servisse, non si potrebbe, secondo il proprio immaginario, chiedere aiuto e soccorso. In particolar modo in caso di un attacco di panico o di forte ansia. L’agorafobia è molto limitante e spesso la persona che ne soffre può uscire soltanto in presenza di un accompagnatore. E’ una fobia fortemente limitante anche rispetto alle possibilità di inserimento sociale e lavorativo del soggetto.

definisce invece la paura di agire di fronte agli altri, nel timore che le proprie azioni possano rivelarsi imbarazzanti o umilianti per chi le compie e di ricevere in conseguenza dei giudizi negativi.

Si tratta di una fobia che porta ad evitare quasi tutte le situazioni sociali, per paura di fare qualcosa di sbagliato e di essere giudicati male per questo. Le persone con fobia sociale, temono situazioni nelle quali sono costrette a fare qualcosa davanti agli altri come parlare ed esporre ad esempio una relazione ma spesso anche solo mangiare o telefonare in presenza di altri.

Le persone affette da fobia sociale sono fortemente timorose che i segni della propria ansia siano o diventino evidenti agli altri, come la loro tendenza ad arrossire e sudare facilmente, oppure avere il cuore che batte a mille per l’ansia. Possono anche aver paura di non avere argomenti per parlare con gli amici, che gli “manchi la battuta”.

La persona affetta da fobia sociale si rende conto che il suo timore è irrazionale ma nonostante ciò, esso è incontrollabile nel caso in cui non venga trattato con la psicoterapia (ed in casi di assoluta necessità in un primo momento con dei farmaci sotto stretto controllo medico specialistico) essa tende purtroppo a diventare un disturbo cronico, invalidante e difficile da estirpare.

Le fobie semplici si suddividono in base al tipo:

Tipo animale: cinofobia, ornitofobia, aracnofobia, cioè paura degli uccelli e paura dei ragni ad es.

Tipo Sangue/ infezioni/ ferite: vi è in questi casi una fobia del sangue (ematofobia), delle siringhe, degli aghi o ferite che richiedono importanti medicazioni.

Tipo ambiente naturale, come ad es., la fobia dei temporali, definita brontofobia, la fobia dell’altezza, definita acrofobia, del buio, definita scotofobia.

Tipo situazionale: questo concetto è utilizzato quando la fobia si riferisce ad una situazione specifica e particolare come l’attraversamento di un tunnel o di un ponte o la paura di volare detta aviofobia.

Fobie di altro tipo: in questo contesto si inseriscono fobie particolari che portano la persona ad evitare delle situazioni nelle quali si teme ad esempio di poter soffocare o ammalarsi, anche se ciò in realtà è altamente improbabile se non impossibile; in questi casi, il disturbo fobico è collegato ad ipocondria o al DOC, Disturbo Ossessivo Compulsivo.

La dismorfobia è una fobia che si manifesta con un’alterata percezione da parte della persona che ne soffre del proprio corpo o di una sua parte che erroneamente vede come brutte e ripugnanti,   anche in assenza di difetti evidenti.

A cura della d.ssa Elisabetta Lazzari

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