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Sono lesbica – come dirlo ai miei genitori

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Sono lesbica – come dirlo ai miei genitori

Capire il proprio orientamento sessuale, per la stragrande maggioranza è relativamente semplice. Secondo uno studio del 2001 il 97% degli intervistati si è dichiarata etero.

Per altri invece è più complicato dal momento che somiglia più ad un sistema quantistico (M e F, quindi entrambi) e non ad uno binario (M o F, l’uno esclude l’altro) con l’aggiunta di tante altre sfumature che si hanno prima di capire, anche se la completa comprensione potrebbe non arrivare mai.

Ecco che allora, accettare e individuare quali sono le tue preferenze potrebbe somigliare ad un lungo viaggio … interiore.

Durante questo viaggio, non stupirti se a volte ti senti confusa. Datti tutto il tempo per comprendere la tua vera natura, ascolta il tuo corpo, esplora i tuoi sentimenti e le tue tendenze e infine, accetta il risultato del tuo viaggio. 

Sono lesbica – riconoscimento

La fase di riconoscimento (o “fase dello specchio” teorizzata da J. J. Lacan relativamente al bambino di 6/18 mesi quando davanti allo specchio guardando la propria immagine riflessa, prende per la prima volta coscienza di sè) è quella in cui una ragazza diventa consapevole del proprio orientamento sessuale cioè di essere lesbica.

Può accadere che trovandosi davanti alla propria immagine, “riflessa” da un’altra donna, la ragazza si trovi a pensare: “mi piacciono le donne!”.

E’ questo il momento importantissimo del coming out interiore, presupposto del successivo coming out socializzato.

A livello individuale, la donna lesbica in questa prima e complessa fase, vive un profondo conflitto, sintetizzabile nella domanda che si pone: “ lo dico o non lo dico agli altri?

E soprattutto: “Lo dico o non lo dico ai miei genitori?”, accompagnata da senso di incertezza ed interrogativi tipo: “ Se glielo dico come reagiranno?”.

Non è la sola domanda generata dal riconoscimento di essere lesbica, infatti la ragazza si chiede anche come comunicarlo, quando farlo e quali saranno le conseguenze nel contesto familiare.

La ragazza prova incertezza su chi dovranno essere le prime persone a cui dirlo, così ad es. si potrebbe chiedere se dirlo prima ad un’amica fidata e farsi poi aiutare da lei nel grande momento del coming out con i propri genitori.

La fase di attesa è problematica e carica di ansia, spesso più di ciò che accade dopo che l’avremo detto agli altri per noi importanti: genitori, amici, colleghi, dopo che avremo fatto cioè coming out.

Sono lesbica – Coming out

Il coming out è il momento in cui si rivela agli altri la propria omosessualità.

E’ un momento di autosvelamento, molto importante che si può meglio comprendere pensando all’etimologia di questo termine che nella sua definizione completa è “coming out the closet”, là dove closet sta ad indicare un “ripostiglio” o armadio, un posto cioè molto privato dove si ripongono e conservano cose personali che pur in uso, non si vuole però siano, nell’immediato, visibili ad altri.

Rivelare la propria omosessualità, come si può comprendere, non è facile nè immediato.

Contrariamente a quanto avveniva nell’antichità, l’omosessualità sia maschile che femminile oggi, è oggetto di maggiori stereotipi e pregiudizi, ma ciò è doppiamente vero per le donne, se lesbiche, vengono spesso considerate meno femminili (sminuite nella loro femminilità, nel loro essere donne) se non addirittura incapaci, a causa del loro orientamento sessuale, di diventare madri, cosa assolutamente non vera.

Sono lesbica – meno femminilità

Infatti alcuni pregiudizi e fantasie popolari, con non poca confusione e spunti mitologici, vogliono le donne lesbiche dotate di un apparato genitale diverso, incompleto; tutte troppo mascoline, aggressive e virili, che nutrono sempre sentimenti negativi verso uomini e bambini.

Anche se può esserci qualche ragazza e donna lesbica così, non lo sono certamente tutte.

Ci sono ragazze e donne lesbiche che sono ottime madri e che hanno rapporti molto amichevoli con gli uomini. Non vi è una precisa corrispondenza tra il momento della consapevolezza e quello del coming out.

Sono lesbica – a chi rivelarlo per prima

Per superare le nostre titubanze e valutare come le nostre reazioni sono influenzate positivamente e negativamente dalle reazioni degli altri, prima di affrontare il coming out ufficiale con i nostri genitori, oltre che per contare su un sostegno, quando sentiremo di averne più bisogno, è consigliabile farlo prima con un’amica o amico, una persona a cui ci sentiamo legate, di cui ci fidiamo e che pensiamo possa capirci.

Sarà così più facile superare il primo scoglio, quello della comunicazione stessa, e vedremo che dopo averlo fatto, ci sentiremo leggere e oneste con noi stesse e con gli altri e ciò ci incoraggerà a proseguire su questa strada.

Anche se non saremo subito accettate da tutti, saremo sempre più noi stesse e questa onestà nei sentimenti ed intellettuale, ci renderà più forti e libere, in grado di provare di nuovo a far capire come siamo quando ce la sentiremo.

Quando abbiamo paura e vorremmo arretrare per questo dalla nostra decisione, pensiamo che non è un caso se, nonostante tutti i dubbi ed i lunghi travagli dell’animo e la grande paura di essere disapprovati, moltissime donne ed uomini omosessuali, alla fine decidono di dichiarare in modo aperto, il proprio orientamento sessuale ai genitori.

Ciò permette di far crescere il nostro rapporto con loro, stabilendo una relazione più intima e consente anche di dimostrare in modo chiaro ed  evidente alla nostra campagna, di quanto teniamo a lei e alla solidità dell’unione che abbiamo stabilito.

Fare coming out avrà come conseguenza positiva, quella di poter finalmente vivere in modo aperto, senza più dover nascondere la propria vita sessuale e sentimentale e questo dà impulso alla nostra crescita psicologica, all’aumento della stima di sé, legata anche ad una maggiore egosintonia del vissuto omosessuale.

Una capacità di identificare sempre meglio i nostri desideri, che si chiariranno infatti in modo più lucido, contribuendo alla strutturazione di una identità più solida e capace di autoidentificarsi per ciò che è, con un progressivo potenziamento della capacità di confrontarsi con gli altri.

Dobbiamo inoltre considerare che il coming out è un processo continuo e mai concluso, perché l’instaurarsi di ogni nuovo rapporto amicale ed affettivo o di altro tipo, per noi significativo, ci mette davanti al bisogno, necessità e desiderio di rivelare o meno il nostro orientamento sessuale.

Può accadere che con alcune persone si decida di esser aperti sul nostro orientamento sessuale, mentre con altre decidiamo di tenerlo nascosto; è una nostra scelta ed un nostro diritto.

A cura della d.ssa Elisabetta Lazzari

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