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L’aggressività dal punto di vista psicoanalitico

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L’aggressività dal punto di vista psicoanalitico

Come inizia la vita? Con un atto di aggressività. Lo spermatozoo per penetrare nell’ovulo deve distruggere due delle sue zone: il cumulo ooforo e quella pellucida. Grazie a questa azione aggressiva, lo spermatozoo è in grado di fecondare l’ovulo.

Parimenti, pensiamo a quanta aggressività l’uomo primitivo ha dovuto impiegare per salvare se stesso e la propria prole dall’aggressività di animali o di altri gruppi umani.

Questo tipo di aggressività, anche se in alcuni casi deve necessariamente essere distruttiva, appartiene a quelle benigne, perché difensive e che cessa nel momento in cui l’aggressore toglie il disturbo o non se ne vede la necessità.

Pensiamo all’aggressività degli animali carnivori: una volta saziata la fame, cessano di essere aggressivi. 

Ma l’aggressività non è solo benigna (quasi l’unica nel resto del mondo animale) dal momento che ne esiste un’altra non finalizzata e per niente utile ai fini dell’adattabilità biologica.

Come spiegherò meglio sotto, l’aggressività è innata (Freud – Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, 1915) e non lo dice solo lo psicoanalista ma anche gli etnologi e gli antropologi.   Del resto basta guardare a ciò che succede nei periodi crepuscolari della coscienza, ben rappresentati dalle guerre e dai totalitarismi.

 Secondo la teoria psicoanalitica, così come formulata da Freud, nella mente degli esseri umani c’è solo: aggressività, sessualità e sogno. Tutto ciò che l’uomo ha fatto fino ad oggi sotto forma di arte, letteratura, scienza, etc, rappresenterebbe quindi una sorta di sublimazione di queste tre attività.

Ad esempio, la sessualità è stata sublimata con la musica, la poesia, la letteratura, etc. idem per le altre due (sogno di una notte di mezza estate, Guerra e pace, etc).

Dopo la prima guerra mondiale, Freud si occupava della nevrosi di guerra e ne risultò colpito da un fatto singolare. Tutti i traumatizzati, oniricamente, tornavano al momento dell’incidente per poi svegliarsi dallo spavento.

Come molti ricorderanno, per Freud il sogno rappresenta una soddisfazione in modo allucinatorio di un desiderio inconscio e quindi in queste osservazioni esiste un evidente contraddizione. 

Sempre in quel periodo Freud aveva verificato l’esistenza di quella che poi chiamerà: coazione a ripetere, ovvero la necessità di infilarsi nuovamente in situazioni spiacevoli e a volte anche umilianti.

Grazie all’osservazione del gioco di suo nipote, Freud ipotizza che l’uomo si inventa un sistema per controllare l’angoscia in seguito alla perdita dell’oggetto (la madre nel caso del nipote di F). Da qui, l’idea che gli esseri umani tentano di tornare indietro, cioè prima del trauma e che le ripetizioni mirano solo a questo.

Da questa serie di considerazioni, Freud arriva ad ipotizzare che l’uomo, tenta di ritornare a quello stato di quiete prima della nascita. L’aggressività primaria quindi, tende a distruggere tutto ciò che è accaduto dopo la nascita.

 Ecco perché, dal punto di vista psicoanalitico, l’aggressività sarebbe primaria. Per Freud esiste un istinto completamente autonomo e quindi biologico (cioè non psicologico) che ha il compito di distruggere, per tornare alla quiete pre-partum. Se tutto ciò è vero, l’aggressività va vista come un fatto naturale.

In conclusione, il dolore più grande, è indubbiamente la perdita delle persone a noi più care, che innegabilmente sono tutte entità che sono destinate a passare. Guai se non fosse così, dal momento che altrimenti non ci sarebbe mai nulla di nuovo (il Re è morto, viva il Re). La perdita è necessaria, dal momento che da questa nasce qualcosa di nuovo e la libido non resta statica ma in continuo movimento.

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