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Sei depresso: te lo dice l’analisi del sangue

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Da oggi, sembra che lo stato (o la predisposizione) di depressione possa essere diagnosticato attraverso una banalissima ’analisi del sangue‘. Sapere cosa è la depressione e cosa non è diviene fondamentale per una giusta diagnosi e questa ipotesi, ovvero individuare la depressione attraverso un’analisi (quando e se sarà disponibile) aiuterebbe moltissimo.

La ricerca ha individuato 9 molecole di Rna (l’acido ribonucleico, un polimero organico simile al Dna, utile ai fine della comprensione dell’informazione genetica) che, se presenti nel sangue in certe concentrazioni, attestano la presenza di questo disturbo e ne aiutano il ricorso alle opportune cure. Il nuovo test si deve grazie alla ricerca coordinata alla scuola di medicina della Northwestern University Feinberg ed è pubblicato su Translational Psychiatry (Blood transcriptomic biomarkers in adult primary care patients with major depressive disorder undergoing cognitive behavioral therapy – www.nature.com/tp/journal/v4/n9/abs/tp201466a.html)

Quindi, se fino a oggi l’unico criterio per identificare la malattia era la descrizione dei sintomi da parte del paziente, da prestissimo sarà possibile avere un dato quantitativo obiettivo.

Attraverso questo tipo di analisi sarà quindi possibile ‘misurare’ il livello di depressione e misurare, nel tempo, gli effetti della psicoterapia.

Come si è giunti a questo test

Gli studiosi, attraverso l’analisi del sangue di 64 volontari (metà di loro erano clinicamente depressi) e mettendo a confronto i due tipi di campioni hanno misurato una differente e significativa concentrazione di nove molecole (ADCY3, DGKA, FAM46A, IGSF4A/CADM1, KIAA1539, MARCKS, PSME1, RAPH1 and TLR7). La cosa più esaltante, almeno per noi psicologi, viene dalla constatazione che la concentrazione di questi marcatori, per i soggetti sottoposti alla psicoterapia, calava progressivamente. Tre di queste molecole, risultavano alterate anche in quei soggetti non depressi ma a rischio. Il test quindi potrebbe essere utile anche per fornire evidenze cliniche per soggetti che pur non essendo depressi, potrebbero diventarlo o lo sono stati in passato, soggetti insomma che presentano una maggiore vulnerabilità o predisposizione alla depressione anche in totale o parziale assenza di eventuali episodi depressivi.

Allo stato attuale, la diagnosi di depressione viene fatta sulla base di sintomatologie generiche, ovvero stanchezza, mancanza di motivazione, pessimo umore, diminuzione dell’appetito, disturbi del sonno, sensi di colpa, pensieri suicidi, senso di vuoto, di disperazione, di nullità, sentirsi rallentati,etc. Oggi, questa ‘genericità’ è superata da un’analisi oggettiva. Se grazie ad un prelievo saremo in grado di fare un’analisi di depressione, il salto qualitativo in ambito della salute mentale è enorme e le ricadute sono vantaggiose per tutti.

Grazie a questa analisi, attraverso un controllo periodico, ognuno di noi è in grado di avere un riscontro clinico del livello della nostra depressione e quindi le resistenze alla psicoterapia dovrebbero allentarsi. Inoltre, il SSN ne trarrebbe un notevole risparmio dal momento che i costi della depressione sono altissimi.

Secondo Organizzazione Mondiale di Sanità la depressione è seconda solo alla HIV come causa di invalidità permanente. La depressione va quindi valutata non solo dal punto di vista clinico, ma anche dal punto dei costi sociali e personali. L’OMS sostiene che gli antidepressivi sono farmaci molto venduti e sono secondi solo ai farmaci cardiocircolatori e addirittura prima degli antinfiammatori e antibiotici. Da ciò si evince che la depressione grava pesantemente sui costi sanitari e diviene così un problema di interesse nazionale. Infatti ben il 63% delle prescrizioni per depressione equivalgono a circa 9.220.000 all’anno.

Questa scoperta, finalmente, cambia drasticamente le prospettive; il malato può riconoscere subito e senza ombra di dubbio il suo stato; i soggetti a rischio vengono individuati prima e la cosa è utilissima ai fine della terapia e relativa guarigione.

La psicoanalisi (una forma di psicoterapia, rappresenta la cura più stabile, duratura ed efficace per tutto quel 7% di soggetti che ne soffrono (questa percentuale cresce di anno in anno) e come detto sopra, basterà una semplice analisi del sangue per verificare la riduzione delle concentrazioni. Ovviamente, questo sistema offre un risultato oggettivo ma ciò che più conta è la percezione del soggetto man mano che l’analisi prosegue.

Tutti questi dati ovviamente dovranno essere confermati dalla ricerca e da studi su una popolazione ben più vasta. Le analisi dovranno essere oggetto di tutti gli approfondimenti necessari e le inevitabile differenze tra soggetti (maschi, femmine, adulti, adolescenti, anziani etc) vagliate e utilizzate in modo opportuno. Inoltre, speriamo che sia anche possibile essere più precisi anche per altre forme di patologie associate, penso ad esempio alla sindrome bipolare, alla ciclotimia, a tutti i disturbi di ansia che si accompagnano alla depressione.

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