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Cosa determina l’orientamento sessuale umano

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Cosa determina l’orientamento sessuale umano

In Uganda, il presidente Yoweri Museveni ha stabilito che l’omosessualità è un reato (stabilendo pene che arrivano fino all’ergastolo), almeno fino a che la scienza non dimostri che l’orientamento sessuale è prestabilito anche prima della nascita.omofobia in africa

In risposta a queste evidenti provocazioni, un professore di psicologia della Northwestern University di Evanston (Illinois), J. Michael Bailey, ha fatto una serie di dichiarazioni (Anti-gay Uganda claims sexual orientation is a choice) pubblicate dal New Scientist e che hanno come oggetto il tema legato alla omosessualità dal punto di vista scientifico.

Secondo il professor Bailey, l’orientamento non può essere scelto anche se al momento la scienza ignora cosa lo determina. Il filosofo Arthur Schopenhauer, circa 200 anni fa sosteneva che possiamo scegliere come comportarci ma non i nostri desideri (“A man can indeed do what he wants, but he cannot want what he wants.“). Inoltre, la presunta contagiosità dell’omosessualità viene vigorosamente esclusa dal momento che le testimonianze degli omosessuali dichiarano di aver avuto quei desideri molto tempo prima di aver avuto qualsiasi rapporto sessuale.

Quindi la domanda se l’orientamento (omo, etero o bsx) nasce con noi oppure lo scegliamo in seguito rimane senza risposta anche perché, nel tempo, può cambiare in ognuna di queste tre diverse tipologie. Inoltre la scienza ha ‘solo’ evidenziato che gli aspetti in gioco sono molteplici e i nostri desideri sono alimentati da una non facilmente quantificabile mistura di fattori genetici e ambientali.

In merito a questi aspetti (genetici e ambientali), Bailey sostiene che i dati non sono né chiari né esaustivi. I fratelli omozigoti ad esempio, sembrerebbero avere un orientamento più simile degli altri fratelli (in questo ci potrebbe essere una base genetica) anche se, in una sua ricerca ha evidenziato che se di due gemelli identici uno è omosessuale, l’altro invece è etero. Quindi la genetica non ha nessun ruolo mentre potrebbe averla quella ambientale.

In merito al cambiamento dell’orientamento, anche il famoso rapporto Kinsey, sin dal 1948 sosteneva che non è necessariamente una condizione scolpita nella pietra, lasciando intendere (sulla base delle proprie indagini) che nulla è immutabile con particolare alle donne che, rispetto all’uomo, sarebbero meno rigide in merito alla possibilità del cambiamento.

Una sintesi delle varie ricerche evidenzierebbero quanto segue:

a) L’orientamento può cambiare e questa instabilità appartiene sia agli etero che agli omosessuali.

b) Se non ci fossero pressioni vs la scelta etero (come avviene ad esempio in Uganda) sarebbe molto probabile che più persone si sentirebbero libere di vivere e quindi di esprimere un orientamento diverso, quindi solo la paura di eventuali ritorsioni giocherebbe un ruolo limitante.

c) L’orientamento è il frutto di un equilibrio non ben definito tra biologia, genetica, ambiente e cultura. Non è determinato biologicamente ma è solo una preferenza che nella maggioranza dei casi è etero.

d) Come dicevamo sopra le donne sono più flessibili in merito all’orientamento. Molti studi, in particolare quelli della d.ssa Meredith Chivers (del Center for Addiction and Mental Health dell’Università di Toronto – www.queensu.ca/psychology/sage/Home.html) evidenzierebbero che la donna ha una maggiore predisposizione alla bisessualità rispetto agli uomini. Nelle donne quindi l’orientamento è più flessibile, mentre negli uomini la scelta viene vissuta come immutabile e in alcuni casi innata.

e) E’ stato smentito (dalla scienza) che si nasca con un orientamento sessuale e tuttavia questa convinzione errata sta alla base delle società e dei soggetti omofobi.

f) Poiché fino ad ora nessun genetista ha trovato il gene dell’omosessualità non si può prescindere dal fatto che sia omo che etero appartengono alla stessa categoria. Tutti gli schemi che vorrebbero distinguere le persone in omo, etero o bsx sono fuorvianti e non più adeguate. La realtà che li descrive è molto più complessa di quanto sembrerebbe. Tuttavia una recente ricerca sui geni condotta da Bailey ( www.independent.co.uk/news/world/americas/male-homosexuality-influenced-by-genes-us-study-finds-9127683.html) e da un suo collega Alan Sanders della North Shore University Health System (Illinois) evidenzierebbe che nel 30% di circa 400 fratelli gay si evidenzierebbe un’anomalia genetica del cromosoma X, precisamente dell’ Xq28, che passerebbe dalla madre al figlio condizionando così l’orientamento sessuale futuro (Scientists found that a region of the X chromosome Xq28 had an impact on male sexuality, as did a stretch of DNA on chromosome 8).

g) L’American Psychological Association sostiene che l’orientamento sessuale non può essere modificato a comando. Quindi, ad esempio non c’è una psicoterapia o una religione in grado di operare eventuali ‘aggiustamenti’. La ‘terapia riparativa’, ad esempio quella dello psicoterapeuta statunitense dottor Joseph Nicolosi, sembrerebbe non aver raggiunto nessun risultato apprezzabile ed è vietata dall’Ordine degli Psicologi Italiani. Tuttavia esiste un altro il termine dove «riparativo» vuol dire altro dal momento che non c’è una malattia da ‘riparare’. La parola nasce nel linguaggio psicanalitico, e descrive ‘solo’ quelle situazioni ove l’omosessuale non si ritrova in questa identità sessuale e non desidera questo orientamento e chiede un approfondimento per uscire dalla situazione di incertezza in cui sente di vivere. L’ omosessualità quindi, non è una malattia e sembrerebbe (da una recente ricerca) che un buon 20% di psicologi ancora non lo sanno dal momento che nelle interviste avrebbero sostenuto che sarebbero in grado di riparare il disagio.

h) Nessuna ricerca scientifica ha mai dimostrato che l’orientamento possa essere il frutto o il risultato di traumi infantili, deficit, abusi o rapporti difficili con i propri genitori o con una madre ‘castrante’. Eventuali traumi sessuali possono semmai avere riflessi sulla vita sessuale, indipendentemente dall’orientamento preso. Fino a 40anni fa, nel DSM, l’omosessualità era vista come una forma di devianza sessuale eppure nessuna ha mai dimostrato una correlazione con la psicopatologia. Dal 1990, l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) ha definito l’omosessualità come una variante e l’ha definitivamente eliminata dall’elenco delle malattie mentali.

Conclusioni

Dagli studi e ricerche riportate si evincerebbe che l’orientamento sessuale non si sceglie ma al massimo può solo essere modificato. Però potrebbe essere scoraggiato come accade in Uganda oppure dai comportamenti omofobi. Tuttavia al momento non vi è nessuna prova reale, concreta, che dimostra che l’orientamento preso possa essere stabilito a prescindere. Cambiare i ragazzi in ragazze (attraverso la chirurgia alla nascita ad esempio – pare che per ragioni mediche sia stato necessario fare anche questa cosa – The New England Journal of Medicine – www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa022236) non ha cambiato il loro orientamento sessuale.

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