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Il disturbo bipolare e la personalità ciclotimica

La personalità ciclotimica
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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La personalità ciclotimica

Il disturbo bipolare si distingue in maggiore (nei vecchi trattati psichiatrici veniva  anche chiamato ‘psicosi maniaco depressiva’) e minore e rappresenta l’1% della popolazione, colpisce entrambi i sessi, comincia dopo l’adolescenza, raramente dopo i 40anni.

Ce ne sono di diversi tipi: bipolare e ciclotimica (meno grave del bipolare, non compromette la vita lavorativa e relazionale,  ma che può evolvere vs il bipolare e durare più a lungo).

Le cause del disturbo bipolare

 Alle possibili cause di questo disturbo vengono riconosciuti fattori predisponenti dovuti a casi analoghi in famiglia, ma anche ad alterazioni specifiche in quelle aree cerebrali adibite al controllo dell’umore dell’affettività, degli impulsi ma anche ad alcune funzioni fisiologiche di base (sonno, appetito, sessualità, etc).

Nel disturbo ‘minore’ si trovano i cosiddetti disturbi minori, caratterizzati dal fatto che il soggetto è in grado sia di intendere che di volere e tendenzialmente è in grado di non superare quel limite, oltre il quale i soggetti ‘delirano’ ovvero hanno idee di se stessi e dell’ambiente prive di concretezza e quindi deliranti.

Questi soggetti, mostrano un’alternanza dell’umore che va dalla tristezza all’euforia. Anche se non raggiungono i livelli patologici tipici della sindrome bipolare, nei casi gravi influenzano, a volte anche pesantemente, la vita del soggetto e quella delle persone a lei vicine. Il passaggio tra una fase e l’altra (oscillazione) può essere frequente e improvviso oppure può manifestarsi al cambio di stagione (ad esempio nel periodo primaverile).

Il tipo di reattività può anche essere molto marcato; avremmo quindi difficoltà in ambito lavorativo, particolarmente rifiutanti verso tutto e tutti, oppure particolarmente desiderosi dell’approvazione altrui e anche tendenti alla eccessività (di alcol, di sostanze stupefacenti, di sesso, etc). In questa situazione può accadere di avere un picco di energia nelle ore serali e fino a notte inoltrata. Gli artisti, in questa fase potrebbero avere i loro picchi creativi.

Come può oscillare l’umore

Fase depressiva

  •    Sto giù (quindi depresso) …. mi sento depresso e disperato

Essere depressi può in alcuni casi essere un fatto positivo (ci indica che qualcosa non va e ci suggerisce l’azione tesa alla risoluzione), tuttavia, in questa fase e in questa malattia, la depressione è molto, molto più intensa, al punto da compromettere la nostra quotidianità.

Si assiste ad una serie di cambiamenti che possono essere relativi al pensiero (nessun pensiero positivo, nessuna decisione, nessuna concentrazione); allo stato emotivo (tristezza, pianto, disinteresse, irrequietezza, sfiduciati, senso di inutilità, irritabili e si, ahimè, pensieri suicidi); all’aspetto fisico (perdita di peso, insonnia, stanchezza, riduzione libido); al comportamento (iniziare o finire attività, pianto eccessivo, non incontrare persone).

Fase maniacale

  •    Mi sento ‘in forma’ (fase maniacale) sono felice (al settimo cielo)

In questa fase chiamata maniacale ci si sente benissimo e si è pieni di energia e positività. Le sensazioni che si percepiscono sono così estreme che possono influenzare tutto, anche la capacità di giudizio (in questa fase si fanno cose di cui poi ci si pente e le conseguenze sono spesso dannose).

Infatti ci si sente invincibili e si prendono decisioni poco ponderate e il comportamento può essere anche pericoloso e poco congruo.

Si assiste ad effetti sui fronti: emozionale  (ci si sente eccitati, felici, irritati con chi non condivide,  un ‘padreterno’); il pensiero (tante idee, ove si saltella da un’idea all’altra, a volte si possono anche avere allucinazioni uditive); l’aspetto fisico (pieni di energia, dormire meno, molto eccitato sessualmente); il comportamento (fare progetti irrealizzabili, molti attivi e dinamici, molto più loquaci, decisionisti ma con conseguenze dannose, shopping compulsivo, ludopatia, totalmente disinibiti).

Il senso critico

Altro elemento importante,  il senso critico può svanire e ogni suggerimento alla cautela e alla calma da parte di amici, colleghi, famigliari, viene spesso percepita come offensiva e rifiutante. Insomma, in questa stato si perde di vista il senso della realtà.

Questo tipo di disturbo è tipico di persone che comunemente vengono definite come: umorali, drammatici, melodrammatici, etc. persone cioè che passano da uno stato di estrema felicità (mi sento al top, mi sento al settimo cielo, etc) allo sconforto e disperazione totale senza un motivo, o almeno senza un motivo evidente.

Si passa dalla felicità (tipica nella fase maniacale) alla sofferenza indicibile (in quella depressiva).

Questi soggetti anche se non hanno comportamenti tipici dell’alienato, compiono azioni che creano seri danni alla loro vita relazionale. Questi ‘danni’ caratterizzano la loro personalità che può essere anche definita come narcisistica, istrionica, antisociale, borderline, passiva, aggressiva etc.

Quindi, se dovessimo descrivere i suoi sintomi diremmo che è una persona a volte depressa, molto ansiosa, emotivamente instabile ed è caratterizzata da conflittualità e turbolenza nell’ambito della vita relazionale ovvero con gli amici, in famiglia, al lavoro e con il proprio partner.

Il soggetto è rigido, ha perso l’elasticità e quindi la capacità di adattarsi a ciò che la realtà ci propone continuamente,

Quando inizia il disturbo ciclotimico

Difficile riconoscerlo, ma spesso coincide con l’aumento di problemi che si hanno verso la realtà che circonda il soggetto (difficoltà nelle relazioni, nel portare a termine gli abituali compiti), insomma la propria vita fatta di progetti, relazioni, tendenze etc.).

La sessualità nel disturbo bipolare

Come dicevamo sopra, in merito alle influenze sul pensiero, abbiamo citato il fatto che i pensieri ‘volano’ a tal punto che si fa fatica a starci dietro. La stessa cosa accade anche in merito al comportamento sessuale.

Essendo anche meno inibiti la sessualità aumenta in modo travolgente e senza freni inibitori, assumendo anche la forma estrema di compulsività. Quello che prima era un soggetto normale o anche timido, diventa improvvisamente audace oltre ogni misura non solo verbalmente ma anche nelle azioni che comportano un’attività sessuale intensa e spesso anche sregolata.

La terapia del disturbo ciclotimico

Poiché in questo disturbo, il primo elemento coinvolto è l’umore, la terapia non può partire che dalla sua stabilizzazione.

L’umore va stabilizzato riducendo sia la gravità che la frequenza di questi episodi definiti maniacali e depressivi. Ovviamente, queste cure tendono a prevenire le eventuali ricadute.

Supporto farmacologico

La cura, in particolare nei casi gravi, raramente può fare a meno del supporto farmacologico. Il rapporto analista-psichiatra è utilissimo ed ha lo scopo di comprendere quale può essere il giusto dosaggio farmacologico che in teoria dovrebbe ridursi man mano che gli effetti della psicoterapia diventano tangibili.

Io ritengo che non esiste un bisticcio tra la psichiatria e il sistema nervoso: sono cosciente che abbiamo un corpo e un cervello e che i disturbi psichici, in particolare quelli gravi, hanno una origine sia fisica che psichica. Insomma, io dico sempre: ‘… inutile fare gli eroi … se il farmaco aiuta, usiamolo ‘.

Psicoterapia del disturbo ciclotimico

Sul piano psicoterapeutico è importante osservare le dinamiche transferali e lavorare per ipotesi che via via si consolidano oppure si abbandonano per altre più efficaci. Mai come in questo disturbo, i cambiamenti vanno perseguiti e il lavoro con il paziente va continuamente verificato ed eventualmente ipotizzare cambi di rotta, tutte tese verso la meta finale.

A mio avviso, la dialettica teoria/paziente va, senza dubbio centrata su quest’ultimo. Mai come in questo disturbo è importante adattare la teoria al paziente e ad i suoi bisogni e mai il contrario. Può sembrare un’affermazione ovvia e forse anche banale, ma non lo è assolutamente dal momento che spesso è accaduto e accade il contrario.

Se si ha paura del paziente e/o del problema che ci porta, può essere utile rifugiarsi dietro la teoria, peccato che questo non aiuta il paziente ma momentaneamente solo il terapeuta. Il segreto quindi (ammettendo che lo sia) e non avere mai paura del paziente e del suo dolore ma tentare sempre e comunque di ‘capire’ chi è e cosa ci porta.

Dal punto di vista psicoterapeutico, quindi, è importante lavorare sul presente evidenziando le distorsioni tipiche della realtà che si hanno in entrambe le fasi ma anche cercando nel profondo, quei vissuti che possano aver contribuito.

Grazie all’attività trasferale, sarà possibile favorire l’assimilazione di ‘oggetti buoni’ allo scopo di stringere un’alleanza terapeutica che permetta di individuare e rielaborare i vissuti inconsci (quasi sempre caratterizzati da un fatto semplice ma drammatico allo stesso tempo: quello di non essere mai stati capiti) che emergono nel corse delle sedute.

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