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La Consulenza Tecnica per l’accertamento del danno psichico

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La Consulenza Tecnica per l’accertamento del danno psichico e del danno da pregiudizio esistenziale*

Il danno psichico ed il danno da pregiudizio esistenziale devono essere risarciti, quali danni non patrimoniali, ex art. 2059 c.c.

Il danno psichico, coerentemente con la lettera dell’art. 1223 c.c., richiede il risarcimento come:

  • lesione dell’integrità psichica;
  • conseguenti mancate utilità non patrimoniali.

La tabella del danno psichico e da pregiudizio esistenziale costituisce un utile strumento scientifico per la valutazione del danno alla persona; l’uso deve riguardare consulenze tecniche interdisciplinari e in particolare quelle a carattere specialistico psicologico forense per il loro riconosciuto valore di scienza e nelle situazioni in cui tale danno è dedotto, anche a prescindere dalla lesione del soma.

In base ai recenti orientamenti giurisprudenziali (Sent. Cas. N. 26972/09, 26973/09, 26974/09, 26975/09) il danno non patrimoniale è una categoria generale che non può essere suddivisa in autonome sottocategorie di danno; ed è solo a fini descrittivi e psicologico giuridici che le diverse denominazioni (danno psichico, danno morale, danno esistenziale) vengono adottate. Di seguito una breve definizione dei diversi tipi di danno:

  • Il danno psichico può essere definito come una infermità mentale, che consiste nella riduzione di una o più funzioni psichiche, come le funzioni mentali primarie, l’affettività, i meccanismi difensivi, il tono dell’umore, le pulsioni;
  • Il danno esistenziale si presenta come un’alterazione, in senso peggiorativo, del modo di essere di una persona nei suoi aspetti sia individuali che sociali; si tratta di una modificazione peggiorativa dell’equilibrio psicologico e dello stile di vita nell’ambito dei rapporti sociali, familiari e degli affetti in un ottica relazionale ed emotiva;
  • Il danno morale può essere identificato con la “sofferenza psichica”, cioè con lo stato di prostrazione ed abbattimento provocato dall’evento dannoso.

 

Per valutare la presenza e la consistenza del trauma, occorre un’analisi approfondita del soggetto, con aspetti metodologici che dovrebbero riguardare non solo i colloqui clinici, ma anche un accurato e specialistico esame psicodiagnostico, mediante l’utilizzo di test di livello, di personalità, proiettivi e neuropsicologici, al fine di valutare oltre alle eventuali alterazioni delle funzioni mentali primarie di pensiero, anche gli stati emotivo-affettivi, la struttura e sovrastruttura dell’Io, nonché i meccanismi di difesa.

Fondamentale quindi per questo tipo di valutazione, è il ruolo del CTU che deve accertare l’esistenza o meno, del trauma psichico, valutando se il danneggiato ha subito una compromissione, una menomazione, una riduzione della sua capacità di comprendere e di accettare la realtà, attraverso processi di adattamento non più equilibrati.

*Tratto da “Linee guida per l’accertamento e la valutazione psicologico giuridica del danno biologico-psichico e del danno da pregiudizio esistenziale” Ordine degli Psicologi del Lazio.

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