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I danni della mancanza di amore

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I danni della mancanza di amore

Sembra ormai chiaro che anche nei primissimi giorni di vita il bambino ha bisogno oltre che della soddisfazione delle più evidenti necessità biologiche, anche di una certa misura di nutrimento di stimoli.

La loro mancanza può portare, a lunga scadenza, a deficienze comportamentali e neurologiche. Un ambiente ravvivato, al contrario, da luogo a cambiamenti della chimica del cervello e nell’apprendimento.

Se privati della stimolazione, gli animali sono meno capaci di apprendere, sono maggormente emotivi, e rivelano delle deficienze nell’adattamento sociale, nell’attività e nella curiosità. 

Giovani ratti, maneggiati anche per pochi minuti al giorno, magari anche rudemente, hanno, da adulti, un apprendimento migliore dei loro compagni di cucciolata che non sono stati tenuti in mano.mai far mancare l'amore

Da quanto detto, e dalle tante e innovative ricerche, la cosa vale anche per i bambini. Se i bambini sono privati di stimolazioni da parte di chi ne ha cura possono non solo avere uno sviluppo ritardato, ma anche, in seguito, essere incapaci di stabilire dei rapporti umani e manifestare grave apatia  e depressione.

 “Se il fatto che i bambini piccoli non siano mai completamente o troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diventato parte della tradizione, allo stesso modo in cui il sonno regolare e la spremuta d’arancia sono diventate consuetudini nell’allevamento dei piccoli, credo che molti casi di sviluppo nevrotico del carattere sarebbero stati evitati.” (John Bowlby)

 Bowlby sosteneva che “l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba”.
All’inizio della vita l’essere nutriti equivale all’essere amati, il bisogno biologico legato all’alimentazione è presente insieme a un altro bisogno, anch’esso fondamentale, quello di essere amati, nutriti d’amore, di essere desiderati, voluti, accettati per quello che si è. In caso contrario si può verificare quella che comunemente viene chiamata la ferita dei non amati.
Quante volte abbiamo sentito dire che se il bimbo piange, va lasciato nella culla per non ‘viziarlo’?

Per Bowlby, invece,  prendere in braccio il proprio piccolo che piange è la risposta più adeguata, da parte della madre, ad un segnale di disagio del bambino: esso non si configura come un rinforzo nè come un comportamento che condiziona il piccolo rendendolo “viziato” come asseriscono i comportamentisti e i teorici dell’apprendimento sociale.

Il legame madre-bambino  non si basa solo sulla necessità di nutrimento del piccolo, perchè il legame che unisce il bambino alla madre non è una conseguenza del soddisfacimento del bisogno di nutrizione, bensì è un bisogno primario, geneticamente determinato, la cui funzione è garantire la crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica del bambino.
Gli esseri umani hanno una predisposizione innata a formare relazioni con le figure genitoriali primarie. Queste relazioni si formano durante il primo anno di vita del bambino ed hanno la funzione di proteggere la persona “attaccata”.

Esistono diversi ‘esperimenti’ in tal senso; ad esempio, in una serie di esperimenti, i piccoli di scimmia venivano messi a confronto con una “madre fantoccio” fatta di freddo metallo alla quale era attaccato un biberon e con un’altra “madre fantoccio” senza biberon, ma coperta di una stoffa morbida, spugnosa e pelosa.

Le piccole scimmie mostrarono una chiara preferenza per la madre “pelosa” passando fino a diciotto ore al giorno attaccate ad essa (come avrebbero fatto con le loro madri reali) anche se erano nutrite esclusivamente dalla madre fantoccio “allattante”.

Quindi lo studio di fenomeni legati a storie infantili di gravi abusi e trascuratezza, hanno evidenziato una forte correlazione con lo sviluppo di un ampio spettro di disturbi di personalità, sintomi dissociativi, disturbi d’ansia, depressione e abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti.

In particolare la madre (e la relazione con lei) fornisce al bambino una “base sicura” dalla quale il bimbo può allontanarsi per esplorare il mondo e farvi ritorno, intrattenendo forme di relazione con i membri della famiglia.
La persona fidata,  è quella che “fornisce la sua compagnia assieme a una base sicura da cui operare”.

Lo sviluppo della personalità risente della possibilità o meno di aver sperimentato una solida “base sicura”, oltre che della capacità soggettiva di riconoscere se una persona è fidata può o vuole offrire una base sicura.

La personalità sana consente di far affidamento sulla persona giusta e, allo stesso tempo, di avere fiducia in sé e dare a propria volta sostegno.
Al momento in cui il bambino avverte qualche minaccia, cessa l’esplorazione per raggiungere prontamente la madre per poter ricevere conforto e sicurezza. Il piccolo protesta vivacemente se vi è un tentativo di separarlo dalla madre.
I legami emotivamente sicuri hanno un valore fondamentale per la sopravvivenza e per il successo riproduttivo. Il conflitto è una dimensione ordinaria della condizione umana e la malattia psichica è data dall’incapacità di affrontare efficacemente i conflitti.

 

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